A Roma il National Geographic Festival


 

Un nome semplice e cruciale per l’edizione 2017 del National Geographic Festival delle Scienze all’Auditorium, la dodicesima: Il cambiamento. Una quattro giorni serrata (11-14 maggio), un lungo nastro polifonico d’interventi, tutti diversi e tutti autorevoli, per esplorare ogni versante del tema. “Oggi è chiaro come non mai che l’umanità si trova di fronte a una profonda crisi sistemica che riguarda ogni aspetto dell’esistenza”, afferma una nota dell’Auditorium che illustra il festival. Una crisi che comporta imponenti spinte al cambiamento, istanze che la scienza è chiamata a illuminare e sottrarre al caos.

Sono tutte questioni collegate: sostenibilità dell’impatto umano sull’ambiente, clima, problemi energetici, dinamiche finanziarie, penuria crescente d’acqua e cibo, migrazioni, esplosione demografica e relativi squilibri… Ed è pure chiaro che “il cambiamento è un dato di fatto e l’unica strada è accettarne la realtà e provare ad affrontarlo al meglio”. Poiché, come affermava Darwin, “non è la specie più forte a sopravvivere, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti”.

Nei quattro giorni si esplora il ruolo della scienza nell’analizzare e orientare i cambiamenti in ogni ambito: ruolo che costituisce fondamentale contributo alle sfide più impegnative e urgenti cui siamo chiamati. L’ossatura del festival è dunque costituita da un nutrito ciclo di conferenze e dialoghi che riuniscono, nella sala Petrassi e negli Studi dell’Auditorium, scienziati di livello internazionale, filosofi, storici della scienza, antropologi, giornalisti, artisti. Il tutto è articolato in cinque filoni tematici: Changing future (clima e futuro), Global change (globalizzazione), Next tech (l’innovazione tecnologica e quella in campo medico e filosofico), Our evolution (i grandi sistemi, dalle metropoli all’universo), Changing economy (sfide economiche e lotta alla povertà).

Giovedì 11/5 la partenza è bruciante: si susseguono la lectio magistralis della grande Jane Goodall (la zoologa che parla con gli scimpanzè); Douglas Ray (Pacific Northwest National Laboratory) e Joanna Haigh (Imperial College London) in un dialogo sul cambiamento climatico; due top manager privati (Luca Meini di Enel e Paolo Matteucci di Nissan) sul ruolo e le responsabilità delle imprese in questo ambito; l’altra lectio maglistralis, quella di Ruth Chang (Rutgers Universitiy) su Prendere decisioni difficili, ovvero perché una scelta può essere ardua e come la si affronta; di nuovo la Goodall che parla di finanziamenti alla ricerca; una tavola rotonda sul tema Come saremo, visto alla luce – molto scientificamente pertinente – di un possibile “progetto per il discernimento”: come distinguere – parlando di tecnologia – cosa sta realmente costruendo il futuro della specie umana dalle mode effimere e dalle pseudo-rivoluzioni transitorie.

Ispirato e solenne il gran finale del 14/5 sera: chiude il festival Patti Smith con la sua visione del cambiamento e le idee sul ruolo delle arti (musica, poesia, fotografia…) come vettori di cambiamento positivo. Tra l’alfa e l’omega c’è un’esplorazione capillare del concetto di cambiamento su ogni versante. Qui di seguito qualche esempio a volo d’angelo, tratto dal programma.

Le grandi prospettive socio-antropologiche: Marc Augé che il 12 delinea la condizione umana attuale come tendenza al “suicidio planetario”, individuando l’unico antidoto nella “necessaria utopia” dell’istruzione universale; lo scrittore e blogger Tom Chatfield che sabato 13/5 s’interroga sull’essenza umana nell’era digitale; e il giorno dopo, il 14, John Paul Flintoff (anch’egli scrittore) che si chiede quali reali possibilità abbiamo oggi per cambiare il mondo facendone un posto migliore per noi. E anche il mutato approccio all’identità di genere, non più dato “normativo” certo e oggi rinnovato tema filosofico (Nicla Vassallo, Università di Genova, il 12/5).

Il comportamento della mente umana di fronte al cambiamento: credenze, conoscenza razionale, difficoltà a cambiare idea quando i fatti lo imporrebbero (Ryan McKay, University of London, il 12/5). I “cambiamenti” fattuali che osserviamo scientificamente nei fenomeni: dai meccanismi evolutivi delle lingue (il 12 maggio Elly Van Gelderen – Arizona State University e Judith Tonhauser – Ohio State University; poi il 13 Timothy Williamson – Oxford University – riprende il tema) al cambiamento di sesso negli animali e negli esseri umani (Mariella Rasotto, Università di Padova, il 12/5), fino ai cambiamenti che avvengono nella mente di un jazzista quando improvvisa e alla loro eventuale riproducibilità per via d’intelligenza artificiale (con Danilo Rea, sempre il 12).

E ancora, passando al 13 maggio: ricerca e sviluppo sociale (Geoff Mulgan, Nesta London); intelligenza e musica a contatto col web (Davide di Leo / Boosta e David Weinberger dell’Università di Harvard). Analisi del cambiamento e dei suoi paradossi nella realtà del singolo individuo (cosa e come cambia con l’età) e nell’evoluzione delle lingue, segnatamente nel passaggio tra latino e italiano (Timothy Williamson, Oxford University). Altre vite nell’universo (con Giovanni Bignami, astrofisico). Il cambiamento biologico nell’evoluzione animale (Federico Fanti, Università di Bologna). Il genoma in azione ovvero i micro-processi con cui l’informazione genetica passa da genitore a figlio (Ibrahim Cissé, MIT). Saturazione da antibiotici e nuove prospettive nel rapporto uomo-batteri (Ramanan Laxminarayan, Princeton University).

E poi, domenica 14 maggio: le esplosioni delle supernove come distruzione e creazione (Sandra Savaglio, Università della Calabria) e il “reddito di base” tra implicazioni, problemi e opportunità (Abhijit Banerjee, MIT; Rob Reich, Stanford University).

Non mancano incursioni “leggere” entro territori in sé impegnativi, condotte accoppiando scienziati e gente di spettacolo. Esempio: il 12/5 l’evoluzione del maschio umano, e la sua debole condizione odierna, discusse tra il serio e il faceto dalla Banda Osiris con l’evoluzionista Telmo Pievani.

Il 13 e il 14 si snoda il versante “educational”: una serie di approfondimenti sulla divulgazione scientifica in Italia, con le novità editoriali del settore; la proiezione di nuove serie National Geographic (su Einstein e sulla conquista di Marte); le interviste e le dirette di Radio Rai3 e Radio Dimensione Suono Due; i laboratori per adulti e bambini su diversi temi hi-tech e non solo (coding, stampa in 3D, robotica, mezzi sonori impropri come la frutta, costruzioni, paleontologia…). Un motivo in più per portare ragazzi e studenti al festival. Che per loro e per le scuole è un vero must, una cornucopia di stimoli che proietta la scienza dai banchi e dai libri di testo sullo schermo increspato e cangiante della vita e della contemporaneità.

Il Festival delle Scienze, realizzato in partnership con National Geographic (e con ASI – Agenzia Spaziale Italiana e INFN – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) è prodotto dalla Fondazione Musica per Roma in collaborazione con Codice Edizioni, Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), INAF – Istituto Nazionale di Astrofisica e Università La Sapienza. Con il sostegno di Enel e Nissan e con il patrocinio di Roma Capitale (Assessorato Persona, Scuola e Comunità Solidale).

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