Sabaudia 84 esimo prima pietra!


Ricolmo di fascino l’episodio vissuto e raccontato dall’on. Valentino Orsolini Cencelli, futuro Podestà, che insieme ad un gruppo di volenterosi individuò il sito prescelto per la disposizione del nuovo Comune rivierasco: “ Mi facevo accompagnare da uno dei guardiani dell’O.N.C., , Scisciò, il più pratico di tutte le Pontine… Un giorno del mese di aprile 1933, lasciammo la ‘carrareccia’ che portava alla chiesetta di Santa Maria della Sorresca e piegammo verso sud per un viottolo. Ma, a mano a mano che avanzavamo, il sentiero diveniva sempre più stretto, sì da dover procedere veramente a fatica tra gli sterpi e le piante di rovi che erano più alti della testa. Il mio cavallo, nonostante le sollecitudini, ad un tratto rifiutò di avanzare Mi alzai in piedi sulle staffe ed apparve ai miei occhi uno spettacolo stupendo: avanti a me era tutta una grande distesa di erica fiorita che arrivava fino al lago; alla mia sinistra il Circeo spendeva al sole in tutta la sua imponenza e di fronte, in una frattura delle dune, si vedeva il mare… E lì pensai potesse sorgere la nuova città”.

La seconda città dell’Agro Pontino iniziò la sua vita il 5 agosto 1933 quando avvenne la posa della prima pietra da parte del Capo del Governo Mussolini alla presenza di Monsignor Pio Leonardo Navarra e del Commissario dell’O.N.C. Valentino Orsolini Cencelli.

Una giornata estiva molto calda come ebbe modo di raccontarla Umberto Pagliaroli, un amico di Molella, che al tempo viveva con la sua famiglia in una lestra all’ingresso di Sabaudia:” Io sono stato presente alla fondazione di Sabaudia. Avevo 12 anni.- così ha esternato la sua partecipazione all’evento- C’era Benito Mussolini e tanta gente, tra cui molti operai, soprattutto dell’alta Italia. Era tutto bosco attorno. Per quell’occasione c’erano Guardie Forestali e Carabinieri. Era una giornata calda e la cerimonia della disposizione della prima pietra si svolse prima di mezzogiorno…”. Maria Cerocchi Spagnoli, residente nella Lestra di Cocuzza, parlando delle due cerimonie legate alla deposizione della prima pietra ed all’inaugurazione di Sabaudia si espresse ricordando che in occasione dei due avvenimenti erano molte le persone che erano intervenute a momneti così di rilievo per la località pontina.

Di ampie vedute l’intervento dello scrittore Massimo Bontempelli che, in una mattinata del 1934, così si esprimeva a proposito della nascita nuova località: “ Sabaudia è una città mattutina. Quale differenza da Littoria! Sboccando nella piazza del Comune, mi sono sentito gli occhi di Ulisse quando sceso a un lido e a un poco addentrandosi, stupefatto vedeva città bambine, che erano a pochi passi e a lui pareva vederle tanto lontane. Ecco, davvero sono arrivato all’orlo di una civiltà che sboccia per la prima volta nell’aria; per questo mi pare una visione remotissima: siamo maledettamente abituati a sentirci millenari….. al numero ottantanove dell’Appia, svoltando ove a destra si stacca la strada nuova con la scritta “Sabaudia” , d’un tratto ci sentiamo liberi dallo spirito circeo che ci insidiava. Con improvvisa allegrezza, moviamo diritti verso il mare ancora invisibile, per la strada ancora scomposta, tra brandelli di selva e monti di carbone fumante…”.

Oggi, sebbene così vicini nel tempo, tutto sembra essere stato rinviato verso una memoria flebile. Sta di fatto che il ricordo del giorno della nascita di Sabaudia sembra apparire molto distante eppure ancora oggi sussistono forti legami con le vicende di quel tempo. Per la posa della prima pietra arrivò un carretto trainato da un asino dalla cava di San Felice Circeo, sotto la guida di un trasportatore locale, un certo Lanzuisi.

Il primo impianto posato alla base della erigenda Torre Comunale riguardava una pergamena ufficiale con alcune monete ed altri documenti che furono tutti insieme raccolti. Il nucleo centrale della città di fondazione venne poi realizzato in pochi mesi, circa 180 giorni, su progetto degli architetti Piccinato, Cambellotti, Montuori e Scalpelli e fu inaugurato il 15 aprile 1934, alla presenza dei Reali di casa Savoia. A quel punto avvenne il consistente arrivo dei i coloni, originari dal Veneto, dall’Emilia e dal Friuli, che si insediarono nei terreni di campagna da poco bonificati. Un esodo sicuramente innovativo che portò questo territorio grazie alle città di fondazione a divenire più aperto sotto il profilo economico e sociale e nel contempo a fornire uno sbocco lavorativo a tanti nuclei familiari in cerca di raggiungere un giustificato benessere.

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