La lotta contro la discriminazione verso le minoranze non riesce ancora a produrre risultati positivi


Il persistere di discriminazioni, intolleranza e odio diffusi in tutta l’Unione europea minaccia di emarginare e alienare molti membri di gruppi minoritari, che invece si sentono molto legati al paese in cui vivono e si fidano delle sue istituzioni. Questo è quanto emerge da un’importante indagine condotta, per la seconda volta, dall’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA).

«Quasi un decennio fa abbiamo denunciato la presenza di discriminazioni etniche e odio su larga scala. Oggi, questi nuovi risultati dimostrano che le nostre leggi e politiche proteggono in modo inadeguato le persone a cui sono rivolte», afferma il direttore della FRA Michael O’Flaherty. «Con ogni atto di discriminazione e odio miniamo la coesione sociale e creiamo disuguaglianze che affliggono le generazioni alimentando l’alienazione, che potrebbe infine avere conseguenze devastanti».

La relazione Seconda indagine dell’Unione europea sulle minoranze e la discriminazione (EU-MIDIS II): principali risultati sottolinea la necessità di misure specifiche e più incisive per fornire protezione giuridica contro la discriminazione, congiuntamente a sanzioni efficaci. In aggiunta, poiché l’88 % delle discriminazioni etniche, il 90 % delle molestie motivate dall’odio e il 72 % delle violenze motivate dall’odio non sono state denunciate, è necessaria una maggiore sensibilizzazione al fine di incoraggiare le vittime a denunciare gli incidenti, mentre le autorità preposte all’applicazione della legge e gli organismi per la parità hanno bisogno di strumenti adeguati per gestire in modo efficace tali denunce.

Ulteriori importanti risultati evidenziano quanto segue:

in Italia il 51 % dei nordafricani, il 49 % degli africani subsahariani e il 41 % dei sud asiatici intervistati sono stati discriminati nel corso degli ultimi cinque anni rispetto al 45 % dei nordafricani, al 39 % degli africani subsahariani e al 19 % dei sud asiatici intervistati nel corso dell’intera indagine. La discriminazione è stata maggiore al momento della ricerca di un impiego da parte degli africani subsahariani (47 %) e dei sud asiatici (39%) e al momento della ricerca di un alloggio da parte dei nordafricani (51 %);

in Italia il 33 % degli immigrati nordafricani, il 30 % degli immigrati africani subsahariani e il 29 % degli immigrati sud asiatici intervistati hanno subito molestie motivate dall’odio nell’ultimo anno rispetto al 29 % di tutti i nordafricani, al 21 % di tutti gli africani subsahariani e al 15 % di tutti i sud asiatici intervistati;

sempre in Italia, il 42 % degli africani subsahariani, il 30 % dei nordafricani e il 29 % dei sud asiatici ha completato almeno l’istruzione secondaria superiore, in percentuale pertanto inferiore rispetto alla popolazione complessiva (58 %). Ciò riduce le loro possibilità di occupazione.

I risultati indicano inoltre, da parte di questi gruppi, un livello di fiducia più elevato nelle istituzioni pubbliche rispetto alla popolazione complessiva, con una maggioranza di essi fortemente legata al paese in cui vive. Sono inoltre molto aperti nei confronti di altri gruppi etnici.

Tuttavia, l’indagine mostra chiaramente anche l’impatto della discriminazione, delle molestie o della violenza. Le vittime, infatti, si fidano meno delle istituzioni pubbliche e si sentono meno legate al paese in cui vivono.

La relazione costituisce la seconda indagine condotta dall’Agenzia per i diritti fondamentali sulle minoranze e i migranti. L’indagine si è concentrata su esperienze di discriminazione, molestie, fermi di polizia e sulla consapevolezza dei diritti, nonché su indicatori di integrazione, come il senso di appartenenza e la fiducia nelle istituzioni pubbliche, oltre che sull’apertura verso altri gruppi.

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