Intervista a Mora & Bronski


Venerdì 30 marzo esce “50/50” il terzo lavoro discografico di Mora & Bronski, il duo composto da Fabio Mora e Fabio Ferraboschi.

Mora & Bronski sono un power duo musicale in bilico tra folk, blues e cantautorato italiano, che propongono un viaggio tra le Americhe attraverso classici del Blues, Country, Folk e Rock’n’Roll, unitamente a brani originali di propria composizione.

Fabio Mora e Fabio Ferraboschi, rispettivamente voce e chitarra acustica, sondano le più intime sfumature tra il bianco e il nero, arrivando così all’essenza e alla radice dell’American Music – aspetto essenziale del loro nutrito bagaglio musicale – che era, solo in attesa di essere espresso nel momento giusto.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Mora & Bronski per saperne di più sul nuovo disco e i prossimi impegni. Buona lettura.

Ciao e benvenuti sulle pagine di Radio Onda Blu! Venerdì 30 marzo esce 50/50, il vostro nuovo album. Prima di tutto da quale idea nasce la scelta del titolo?
Grazie, bentrovati a voi. Il titolo spiega molto sinteticamente il contenuto dell’album, ci sono 16 canzoni, 8 inedite e 8 reinterpretazioni di brani della cultura afroamericana.A dire il vero sono 7 di radice americana, una è una canzone tradizionale Sarda, abbiamo voluto omaggiare una terra che amiamo molto così “No Potho Reposare” è entrata a fa parte della tracklist del disco.

Che atmosfera si respira in questo disco?
Come i nostri precedenti lavori “Naïf e 2”, amiamo portare chi ascolta in un viaggio fuori dal tempo, forse è meglio dire diversi viaggi. Lo spirito che aleggia sono i suoni e le intenzioni che potevi trovare all’interno di un qualsiasi Juke Joint dove la gente lasciava i pensieri sulla soglia d’entrata per potersi divertire e staccare da una realtà troppo dura. Chiaramente l’atteggiamento è contemporaneo ma l’istinto e le esecuzioni sono trasparenti e crude, come si faceva una volta. Se chiudi gli occhi puoi trovarti tra le strade di New Orleans o per le vie di un’ Italia appena liberata dalle truppe americane mentre canti il coro di Pistol Packin’ Mama, o in Barbagia tra le colline sarde o su un treno merci in direzione ignota verso una qualsiasi metropoli degli Stati Uniti. Puoi vagare tra i corpi di un massacro o le spighe di un campo di grano dorato che sfuma nei capelli di una ragazza. Sono molti i mondi che tocchiamo..tante le atmosfere e il collante probabilmente è il nostro suono, quello che noi definiamo il nostro marchio di fabbrica.

50/50 è un disco colmo di collaborazioni musicali. Come sono nate e come hanno influito sull’album?
Sì ci sono un sacco di amici!Il tutto si è sviluppato magicamente. Lorenz Zadro in primis, ottimo chitarrista e presidente del Blues Made In Italy”, è stato un ottimo trait d’union per quasi tutte le collaborazione nate all’interno dell’album. Sapeva della passione di Bronski per Bob Dylan e ci parlò di Deborah Kooperman ,amica di Dave Van Ronk, Woody Guthrie e tanti altri della scena del Greenwich Village, grande cantante e padrona della tecnica del fingerpicking ci sembrava perfetta per un duetto tradizionale come This Train scritta appunto da Guthrie. Max Lazzarin e Stephanie “Océan” Ghizzoni in arte i Bayou Moonshiners li incontrammo sul palco, on the road. Ci fu un’ intesa talmente bella che ci ripromettemmo di collaborare alla prima occasione, e così è stato. Pietro Marcotti invece è come se fosse uno della band, cominciò da fan a seguirci tra una data e l’altra e appena scoprimmo che suonava l’armonica lo chiamammo a suonare on stage con noi. Ci sembrava giusto inserirlo in questo nuovo capitolo di Mora & Bronski. Arlo Zenzeni è un violinista dotato e cresciuto a country e folk music americana, mentre registrava con la sua band nei Busker Studio di Rubiera gli chiedemmo di suonare su di un brano che stavamo riarrangiando, il suo strumento su quella canzone Cajun è la ciliegina sulla torta.E poi c’è lui, il Grammy Award nominee Fabrizio Poggi. Grande era la stima per la sua armonica che mentre registravamo una nostra versione di Keep It To Yourself di Sonny Boy Williamson pensammo a come sarebbe stato bello poter unire il nostro sound ad un grande del blues italiano come lui. Così, con un giro di telefonate, in breve tempo Lorenz riuscì a portarlo in studio. Quella mattina un sacco di energia si sprigionò tra le mura dello studio di registrazione e il blues trovò dimora all’interno di quella canzone.

Cosa dobbiamo aspettarci da questo terzo lavoro discografico? Ci sono stati dei cambiamenti rispetto ai precedenti lavori “Naif” e “2”?
Quando entriamo in studio, accade sempre qualcosa di strano. Nonostante ci sia quasi sempre una pausa di un anno tra un disco e l’altro, quando iniziamo le nuove sessioni è come se avessimo appena posato gli strumenti e spento i microfoni. È successo anche questa volta. Abbiamo fatto sentire le prime registrazioni a Lorenz e rimase impressionato dalla riconoscibilità del nostro suono, come se il tempo non influisse sull’esecuzione né sull’interpretazione. L’approccio è molto istintivo, difficilmente ripetiamo il brano più di una volta. In questo terzo capitolo abbiamo voluto ampliare il suono lavorando su campioni di contorno come percussioni e batterie e utilizzando programmi musicali. Essendoci molti brani originali volevamo dare una forma più estesa alle atmosfere rispetto a Naïf e 2 anche se la radice di composizione è quella, una voce e una chitarra.Ogni disco comunque sembra acquisire una marcia in più. Ascoltando Naïf oggi sentiamo enormi differenze rispetto a 2 o a 50/50, il suono si evolve di album in album, sembriamo più sicuri dei nostri mezzi e più determinati nel voler portare il nostro mondo al di fuori dei confini nazionali.

Quali sono stati i momenti di maggior soddisfazione durante le sessioni di registrazione?
Sicuramente collaborare con tanti amici e artisti di grande umanità e esperienza è stato meraviglioso.Ci sono stati attimi speciali di complicità, condivisione e perché no, anche di una leggerezza essenziale. Ma i momenti più intensi sono stati sicuramente sentir nascere le nostre composizioni. Il nostro collaborare fatto di poche parole, grugniti e qualche palo che però è stato divelto subito dopo dal feeling che nasce tra di noi una volta imbracciati i nostri strumenti.

La fiducia e l’amicizia sono elementi fondamentali per la buona riuscita di un disco?
Ti leggiamo nel pensiero… credo che la risposta sopra sia esplicativa su come viviamo questo progetto. Collaboriamo ormai da anni, su diversi livelli musicali, ci confrontiamo, discutiamo e per fortuna “tra qualche si e no”, troviamo sempre la nostra direzione. Pensiamo però che oltre alla fiducia “essenziale”, e all’amicizia, un’ altra carta fondamentale sia il rispetto.

L’uscita dell’album è stata anticipata in radio dal singolo “Spaghetti Blues”. Perché la scelta è ricaduta su questo pezzo?
Perché semplicemente ha messo d’accordo tutti al primo ascolto. Difficilmente trovi “all’interno di un album”, una canzone che piace a tutti al primo ascolto, spesso ad uno piace quella ad un altro quell’altra e ognuno giustamente espone le sue mille ragioni. Quando un brano mette d’accordo tutti perché stare a discutere? Poi, Spaghetti Blues mette in chiaro i nostri intenti, è ironica, provocatoria e con un pizzico di religione blues! L’esatto emblema di quello che siamo.

Cosa ci riserverà la vostra musica nei prossimi mesi?
Sicuramente nei prossimi mesi porteremo la nostra musica in giro per la penisola provando anche a varcare i confini nazionali, poi, se tra qualche tempo ci sarà la possibilità di tornare in studio, ricominceremo a pregare nuovamente i grandi della musica afro-americana e italiana. E se casualmente arrivasse “per l’ennesima volta” la loro benedizione, sicuramente riprenderemo a scrivere..Cercando di metterci sempre, quella marcia in più.

Grazie per essere stati nostri ospiti! Vi aspettiamo con le prossime novità su Radio Onda Blu.
Grazie a te Barbara. Un abbraccio enorme a tutti.
Mora & Bronski

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