Intervista a James and the Butcher


“Plastic Fantastic” è il disco di debutto di James and the Butcher, una band italiana che non diresti mai essere tale – e difatti nel loro curriculum riportano un’apertura agli Awolnation e concerti in UK, Repubblica Ceca e Ucraina. Noi li abbiamo intervistati ed ecco cosa ci hanno raccontato sul nuovo disco.

Ciao ragazzi e benvenuti sulle pagine di Radio Onda Blu! Innanzitutto, come nascono i James and the Butcher?
I James and The Butcher nascono un pò per caso, dall’urgenza reciproca nel condividere idee e riarrangiarle, macellarle (Butcher significa macellaio in inglese) con un approccio un po’ fuori dal contesto italiano (e internazionale -ci hanno detto-) ma proprio questo ci ha permesso di sfruttare al meglio le nostre influenze, sia musicali sia a livello di immagini e sensazioni che ovviamente si rifanno ai nostri tre background piuttosto diversi.

Lo scorso ottobre è uscito il vostro disco di debutto “Plastic Fantastic” per RNC Music / Self. Che atmosfera si respira in questo album?
E’ un’album piuttosto vario in cui la linea comune è proprio la macellazione e cercare di riscoprire un po’ il pop aggiungendo nuove variabili: strutture particolari, ritmi e stili diversi tutti collegati da questo tipo di attitudine che non vuole essere necessariamente violenta nel manifestarsi (per esempio i primi due singoli Invisible Boy e Loola-Bye).
Al contrario, live cerchiamo di macellare il più possibile.

“Plastic Fantastic” è un disco che racconta soprattutto l’introspezione. E lo fa grazie a testi spesso melanconici, che vedono in quattro episodi la collaborazione della scrittrice Alissa Hilbertz. Come è nata questa collaborazione?
Internet! Di solito è difficile scrivere in gruppo (e lo è stato) però abbiamo trovato un approccio che per noi funziona e ci ha portato a scrivere musiche e testi di questo disco partendo dalle visioni più intime e personali di ognuno, costruendoci sopra a vicenda nel valorizzare i concetti e le sensazioni, Alissa non solo è stata in grado di valorizzare il lavoro ma ha dato anche dei bellissimi spunti entrando davvero nei concetti cardine del disco.

Quali sono le cose di cui andate fieri di questo primo lavoro?
Come primo lavoro abbiamo voluto fosse piuttosto eterogeneo in modo da non definirci per qualcosa in particolare ma piuttosto per l’estetica comune che collega questi brani, quindi possiamo dire che andiamo fieri del modo in cui abbiamo incastrato e bilanciato le varie sonorità di Plastic Fantastic!

Come è nata l’idea della copertina del disco?
La copertina del disco è opera di Marcello Gatti.
Gli abbiamo dato carta bianca se non per il fatto che aveva l’arduo compito di rappresentare un po’ quella linea comune del disco che è “l’esaltazione della plasticità” di molti meccanismi sociali, evidenziarli proprio come rifiuto degli stessi.

Dopo “The Invisible Boy” e “Loola-Bye”, “2nd Plan” è il terzo singolo accompagnato dal videoclip ufficiale. Cosa potete dirci riguardo al video?
Il video mostra un viaggio metaforico dal punto di vista di una luce che viene accompagnata in un percorso piuttosto buio e opprimente, penso che a parole sia piuttosto difficile da descrivere, va visto! dopo avere raggiunto le 200.000 visualizzazioni in anteprima su fanpage.it ora è su YouTube.

Parlando di live: un’apertura agli Awolnation e concerti in UK, Repubblica Ceca e Ucraina. C’è un concerto a cui siete particolarmente affezionati?
Difficile scegliere, ogni concerto ha qualcosa di unico che lo rende speciale, ma dovendo scegliere forse quello in apertura agli Awolnation: è stato il nostro secondo concerto, i suoni grazie anche al nostro fonico (Davide Perico) erano perfetti e la reazione della gente entusiasmante.

Prossimi impegni?
Da un lato stiamo promuovendo il disco in Italia con interviste e alcune date e dall’altro programmando le date all’estero. Contemporaneamente buttiamo su carta e hard disk alcune idee per un futuro disco.

Grazie per la disponibilità. Lascio a voi l’ultima parola per lanciare un messaggio ai nostri lettori.
Huxley ha detto che “dopo il silenzio ciò che si avvicina di più nell’esprimere ciò che non si può esprimere è la musica”. A volte dobbiamo riconoscere i nostri limiti, quindi … ascoltate Plastic Fantastic, soprattutto dal vivo!

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