Roma. Al via due nuovi Centri Antiviolenza


Offrire sostegno alle donne con lo scopo di tutelarle da ogni forma di pericolo, di rischio per l’incolumità fisica e di sostenere le stesse nella prospettiva di una vita serena ed autonoma, fino all’autodeterminazione. Sono i principali intenti perseguiti dall’Amministrazione capitolina nella costruzione di una rete capillare di servizi e attività per rafforzare i diritti delle donne.

In quest’ottica nei prossimi giorni verranno aperti due nuovi Centri Antiviolenza (Cav), nel Municipio I e nel Municipio III.

In particolare il Cav del Municipio I verrà inaugurato martedì 12 marzo alla presenza della sindaca Virginia Raggi, delle assessore capitoline alla Persona, Scuola e Comunità Solidale, Laura Baldassarre; a Roma Semplice, Flavia Marzano; della Regione Lazio e del Municipio I.

Si tratta infatti di un’azione che vede i diversi livelli istituzionali impegnati verso un unico obiettivo, mettendo in campo azioni efficaci contro la violenza sulle donne.

Le due nuove strutture si affiancano così ai tre già avviati a partire da marzo 2018 nel Municipio VI, nel Municipio VII e nel Municipio VIII.

I Centri, aperti per almeno cinque giorni a settimana, garantiscono un numero telefonico attivo 24 ore su 24 e assicureranno, attraverso un percorso personalizzato, ascolto, accoglienza, assistenza psicologica, assistenza legale, supporto a figli/e minori, orientamento al lavoro, orientamento all’autonomia abitativa. Nel complesso l’Amministrazione capitolina intende assicurare almeno un Centro Antiviolenza in ogni Municipio, come previsto dalle linee programmatiche. I progetti di intervento vengono condivisi con i servizi sociali territoriali.

I CAV operano in sinergia con altre strutture finanziate da Roma Capitale che si occupano di fasi successive alla presa in carico: 2 Case Rifugio che ospitano e forniscono consulenza a donne vittime di abusi e maltrattamenti, eventualmente con figli minorenni ed operatrici attive “h24”; 1 casa per la semi-autonomia che accoglie donne italiane e straniere, tramite operatrici attive nelle ore diurne.

A completamento dei progetti mirati alla tutela delle donne, il Servizio “Roxanne”, per le vittime di tratta, con 2 unità di contatto e uno Sportello diurno oltre a 4 strutture di accoglienza per le donne sfruttate. Il Servizio opera a sostegno e reinserimento delle vittime di tratta ed offre prevenzione e consulenza anche legale a tutti i soggetti presenti su strada.

“Rispettiamo l’impegno preso con le donne di Roma – spiega la Sindaca – rafforzando in tutta la città attività e servizi a sostegno e tutela delle donne. Vengono progressivamente moltiplicate le strutture presenti in tutti i territori, mettendole in rete con approccio integrato. Con questi interventi stiamo dimostrando come la nostra azione politica sul tema sia ampia, profonda ed efficace”.

Tra il 12 marzo, giorno dell’avvio delle attività, e il 31 dicembre 2018, i 3 nuovi CAV sono entrati in contatto con 541 donne: in via Sisenna, nel Municipio VI, il 32% (175); in via Fortifiocca, nel Municipio VII, il 27% (147); al Casale Rosa, nel Municipio VIII, il 40% (219). La media è di circa 2 donne al giorno. Il 70% (376), dopo il primo contatto, ha avuto accesso recandosi almeno una volta fisicamente presso la sede dei Cav mentre il 60% (324) ha iniziato un percorso di fuoriuscita dalla violenza con l’attivazione della presa in carico.

Il primo contatto con il Cav può avvenire direttamente (la donna telefona oppure si reca in sede) o indirettamente attraverso, ad esempio, la segnalazione da parte di altri soggetti quali servizi sociali, forze dell’ordine, presidi sanitari. In prevalenza il primo contatto è diretto, 76% (412).

L’età delle donne che si sono recate ai Cav va dai 16 agli oltre 84 anni. La fascia di età con percentuale maggiore va dai 25 ai 54 anni (48%):

– Dai 25 ai 34 anni sono 84 donne in totale, per una percentuale pari al 16%;

– Dai 35 ai 44 anni sono ulteriori 84 donne, con una percentuale pari al 16%;

– Dai 45 ai 54 anni sono 87 le donne, con una percentuale pari al 16%.

Lo stato civile delle utenti vede in parità le donne nubili, 30% (161), e le donne coniugate, 30% (160). In percentuale inferiore, 16% (87) le donne separate, mentre le altre categorie (divorziata, convivente o vedova) in percentuali nettamente minori. Per quel che concerne l’attività professionale svolta emerge come una percentuale consistente di donne, pari al 25% (133) risulta essere lavoratrice dipendente, seguono le donne prive di occupazione pari al 16% (84). Il 6% (34) sono lavoratrici libere professioniste, mentre vi è un 5% (27) di badanti/colf e una ugual percentuale di donne, quindi 5%, svolgono piccoli lavori occasionali, prive di impiego fisso.

Dalle 541 schede emerge nettamente che la violenza contro le donne si consuma prevalentemente nei rapporti di intimità: gli autori delle violenze sono legati o lo sono stati da rapporti sentimentali con le utenti o ne sono parenti. Soltanto nell’1% dei casi (8) l’autore viene indicato come “sconosciuto”; 1% (7) come collega/datore di lavoro; 2% (10) altro. La voce più alta si registra per il coniuge, 27% (146).

“Aprendo nuove strutture per le donne stiamo cercando di invertire la rotta anche sotto il profilo culturale, mostrando come l’attenzione sul tema sia sempre più alta, soprattutto da parte delle istituzioni, grazie a un approccio di sistema che mira a garantire servizi e prestazioni. Nessun territorio della città deve più restare sguarnito, per i diritti delle donne non possono esistere centro e periferia”, ha sottolineato l’assessora Laura Baldassarre.

“Giornate come quella dell’8 marzo sono fondamentali – ha dichiarato l’assessora Flavia Marzano – per diffondere la consapevolezza e la cultura necessarie ad affermare quel principio di pari opportunità che permetta di superare gli stereotipi di genere dai quali ancora troppo spesso scaturisce violenza contro le donne. L’Amministrazione ha il dovere di mettere in campo tutti gli interventi in grado di assicurare alle vittime reti di sostegno e protezione”.

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