Unanimità da Governo a Antitrust. Calenda, ora registro spiagge


Un nuovo strumento per la legge sulla concorrenza, piu’ rapido e incisivo, meno esposto alle pressioni “esterne” e con tempi finalmente certi. Le posizioni di governo, Antitrust e Bankitalia sono praticamente unanimi: viste le lungaggini del ddl concorrenza, fermo in Parlamento da due anni, sarebbe utile “fare una riflessione” sul veicolo utilizzato, per non farlo diventare oggetto di pressione di lobby e rendite. Si potrebbe cioe’, in una parola, passare al decreto legge. Dopo l’ultimo slittamento, l’attuale ddl (approvato in consiglio dei ministri il 20 febbraio 2015) dovrebbe arrivare in Aula al Senato nella settimana del 22-23 marzo, ha sottolineato il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda.

“Spero in una rapida approvazione ad aprile”, ha aggiunto, chiedendosi pero’ se alla luce di quanto accaduto finora sia “giusto o meno prediligere il veicolo omnibus”. “L’ipotesi della legge ordinaria puo’ reggere? – ha proseguito – Qui rischiamo dei piani quinquennali”. Una linea condivisa in pieno dal presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, convinto che “il ricorso al dl possa essere uno strumento importante” contro l’assalto delle lobby, e dal direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi: “la legge sulla concorrenza ha rischiato di diventare la legge della rendita e del monopolio. – ha denunciato -Queste vicende devono farci pensare che forse va ripensato lo strumento”. In attesa del prossimo intervento legislativo, in discussione rimangono ancora alcuni dei contenuti dell’attuale legge.
In primi quelli della cosiddetta norma “antiscorrerie”. L’emendamento “e’ pronto”, ha assicurato Calenda, ammettendo pero’ che la soglia sopra la quale far scattare gli obblighi informativi aggiuntivi e’ ancora ballerina. “L’orientamento” e’ per il 5%, ha detto il ministro, “anche se c’e’ ancora una discussione su questo punto”, ha aggiunto.

In arrivo dovrebbe esserci anche una norma pro liberalizzazioni nel settore balneari. L’idea e’ quella di un registro per la trasparenza delle concessioni balneari, che permetta di conoscere un’informazione base oggi non disponibile: quanto cioe’ le singole concessioni paghino ogni anno allo Stato. L’unico dato noto e’ quello complessivo, che comunque parla da solo. “Ci sono 25.000 concessioni che pagano complessivamente 104 milioni di euro. Facendo una semplice divisione, il risultato e’ meno di quanto paga un ambulante per un banchetto 5×3. Cosa c’e’ di equo in questo? – si e’ chiesto il ministro – Ben poco”.

“E’ un principio di equita’ che le concessioni pubbliche vengano messe a gara. Da piu’ parti viene frequentemente attaccata la pressione Ue per le gare, come se fosse solo una pressione europea e non un valore etico”, ha insistito. Calenda, protestano pero’ i balneari del Sib, “parla senza conoscere la realta’” in cui “un centinaio di imprese oggi sta fallendo in quanto gravate da canoni con valori commerciali che, per la loro stessa assurda esosita’, non riescono a pagare”. La prossima puntata dello scontro e’ in programma il 14 marzo, quando tra ministro e imprese del settore e’ previsto un incontro.

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