Le dichiarazioni del presidente del S.I.B. Capacchione al SUN 2019 di Rimini


Il presidente nazionale del S.I.B.-FIPE/Confcommercio, Antonio Capacchione, nell’introdurre i lavori dell’Assemblea nazionale sindacale unitaria della categoria al SUN di Rimini, ha dichiarato che dopo dieci anni di convegni e manifestazioni, gli imprenditori balneari chiedono ai rappresentanti delle Istituzioni non più promesse, ma concreti ed efficaci provvedimenti legislativi o amministrativi.

Per i balneari italiani, l’epoca delle promesse appartiene al passato. È l’ora che si parli solo con il linguaggio dei fatti.

In attesa dell’indispensabile riordino organico della materia e della sottrazione del settore dalla Direttiva Bolkestein, è urgente e indifferibile l’effettiva applicazione della nuova durata di quindici anni a tutte le concessioni demaniali.

A tal proposito è assurdo che, a distanza di dieci mesi, sono ancora molti i comuni che non hanno apposto la nuova scadenza del 31 dicembre del 2033 sui singoli titoli concessori.

L’assenza di una circolare esplicativa nazionale da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti costituisce un comodo ‘alibi’ per molti funzionari comunali per non procedere speditamente alla formalizzazione della nuova scadenza.

È urgente l’emanazione di questa circolare vincolante per le Autorità portuali e autorevole parere per tutti gli altri Enti gestori del demanio marittimo.

Sappiamo che è già stata redatta ed è pronta da tempo. È urgente che sia emanata già nelle prossime ore. Così come ribadiamo, per l’ennesima volta, che è urgente una soluzione, anche tampone, per la drammatica situazione dei concessionari pertinenziali. I rappresentanti di tutti i partiti si dicono, da tempo, d’accordo, ma purtroppo, puntualmente viene sempre rimandata l’approvazione del provvedimento normativo conseguenziale, almeno di sospensione della riscossione degli esosi canoni e delle decadenze dei titoli concessori. Chiediamo immediatamente questi due specifici e concreti atti.

Diversamente siamo alle ‘vuote promesse’ mal sopportate dalle 30.000 famiglie di onesti lavoratori che, dopo ben dieci anni, si aspettano solo fatti e non più parole.

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