Lazio, ok in commissione a riforma nidi e scuola infanzia


La proposta di legge passa all’esame dell’Aula per riordinare il sistema integrato di educazione e istruzione per la fascia di età 0-6 anni a 40 anni dall’ultima legge di settore

La nona commissione del Consiglio regionale, presieduta da Eleonora Mattia (Pd), ha approvato all’unanimità la proposta di legge regionale n.99 (“Disposizioni in materia di sistema integrato di educazione e istruzione per l’infanzia”), di iniziativa della stessa Mattia e di Salvatore La Penna (Pd), sottoscritta anche da Emiliano Minnucci e Valentina Grippo del Pd e da Laura Corrotti (Lega). Si tratta di un provvedimento di riordino del settore, a quarant’anni dall’ultima legge di sistema, in attuazione del decreto legislativo n. 65 del 2017 e, conseguentemente, della legge 13 luglio 2015, n. 107 (cosiddetta ‘buona scuola’). “Con questa legge – ha detto Mattia – discipliniamo l’organizzazione dei nidi ma anche gli ulteriori servizi ad essi integrativi che rispondono al mutato contesto socioeconomico e alle rinnovate esigenze dei genitori, soprattutto, delle madri lavoratrici e la previsione dei nidi domestici ne è un esempio”.

Dopo un breve intervento dell’assessora regionale Alessandra Troncarelli, hanno votato a favore del provvedimento, oltre a Mattia, Valentina Grippo, Marta Bonafoni (Lista civica Zingaretti) e Roberta Lombardi (M5s). La vicepresidente della commissione Grippo ha parlato della fase Covid-19 che inevitabilmente comporterà qualche ulteriore intervento in Aula e ha auspicato un aumento delle risorse stanziate complessivamente per il settore dell’educazione e dell’istruzione. Anche Marta Bonafoni ha parlato di “correzioni da apportare alla luce della brutta novità che il Covid ha rappresentato per questo settore, con la stessa sintonia che abbiamo trovato in questi mesi”. Lombardi – insieme a Bonafoni – ha auspicato che il provvedimento sia messo all’ordine del giorno dell’Aula prima del Piano rifiuti e ha sottolineato come anche in questo caso “si sia lavorato con spirito collaborativo e intelligente, dialettico nei momenti delle divergenze, ma sempre finalizzato al bene dei nostri concittadini”. Intervenuto anche l’altro proponente della legge, Salvarore La Penna.

Il provvedimento votato oggi, tra l’altro, definisce in via generale le caratteristiche strutturali dei servizi educativi, ivi inclusi gli arredi e i giochi, e i titoli di studio richiesti agli operatori. Indica le caratteristiche di ricettività, funzionamento ed edificazione dei nidi, prevedendo anche una specifica disposizione per quelli istituiti presso le abitazioni civili. Inoltre, la proposta di legge disciplina le autorizzazioni e l’accreditamento dei servizi educativi e affida al Consiglio regionale, su proposta della Giunta, il Piano regolatore regionale dei servizi educativi per l’infanzia contenente i criteri per programmare interventi, stabilire tariffe e attuare tutte le disposizioni della legge (tra criteri di ripartizione dei fondi a favore dei comuni, vengono riconosciute specifiche premialità per quelli montani e semimontani sulla base del numero di bambini con disabilità).

Con le disposizioni finanziarie approvate due giorni fa in commissione Bilancio su proposta dell’assessora Alessandra Sartore, infine, la proposta di legge ha ottenuto una copertura finanziaria di 48,67 milioni nel triennio 2020-2022 per finanziare le seguenti tipologie di intervento: voucher per le famiglie in condizioni di particolare fragilità per concorrere al pagamento delle rette di frequenza; sostegno ai Comuni per la contribuzione ordinaria al contenimento delle rette alle famiglie e per investimenti e manutenzioni delle strutture, nonché per la riqualificazione degli edifici e l’ampliamento dell’offerta sul territorio; promozione dei cosiddetti servizi educativi a carattere sperimentale (in natura, in orario notturno o nei giorni festivi), anche a carattere innovativo e di ricerca; progetti di continuità educativa, di sostegno ai poli educativi e ai coordinamenti pedagogici territoriali 0-6, ivi comprese le sezioni primavera che, nell’ambito dei progetti di continuità educativa, operano in modo alternativo all’ultimo anno di nido o al primo della scuola dell’infanzia; rimborsi delle spese di viaggio sostenute dai componenti della Consulta regionale per i servizi educativi.


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