Ognuno di questi itinerari riservano spettacoli e sorprese diversi: dalla fioriture primaverili, accompagnate dal canto di innumerevoli uccelli e dallo spettacolo delle “piscine”, alla piacevole frescura che ci accoglie in estate, vivacizzata dal silenzioso volo delle farfalle, alle scorribande dei cinghiali in autunno. E cosa dire del fantastico Promontorio del Circeo, che da sempre stimola la fantasia dell’uomo che in passato ne ha fatto la dimora di dei , maghe ed eroi. Oggi esso ci attrae per la sua multiforme ed imponente bellezza, che è possibile assaporare in più modi.
La Villa di Domiziano
Nel Parco, le testimonianze storiche ed archeologiche sono innumerevoli, ma, tra tutte, spicca indubbiamente il complesso archeologico, risalente al primo secolo d.C..,conosciuto come “Villa di Domiziano” . Si tratta dei resti di un impianto termale e delle relative cisterne, immersi nel verde del bosco che si affaccia sul lago di Sabaudia. La visita è possibile via terra o via lago, solo in qualche giorno di anticipo, gli Uffici della Soprintendenza Archeologica per il Lazio presso il Parco, o la Compagnia del Parco. Generalmente il tempo per la visita, tenendo anche conto del tempo necessario a raggiungere il luogo partendo da Sabaudia, è di circa due ore e mezza.
Torri Costiere
Uno degli elementi caratteristici del paesaggio costiero della zone del Circeo sono le Torri medioevali, che si stagliano contro le rocce del Promontorio. La più conosciuta è Torre Paola, sul quarto freddo, appena al di sopra del canale , che si stagliano contro le rocce del Promontorio. La più conosciuta è Torre Paola, sul quarto freddo, appena al di sopra del canale che collega il lago di Sabaudia al mare. Le Torri furono realizzate per difendersi dagli attacchi dei pirati Saraceni, che imperversavano nella zona. Inizialmente erano sei ( Torre Olevola, Torre Fico, Torre Moresca, Torre Cervia, Torre Paola, e Torre di Fogliano); oggi ne restano quattro. Alcune hanno impianto circolare, altre rettangolare; un elemento caratteristico è lo “scudo” rialzato che proteggeva il lato della torre rivolta verso monte, per impedire assalti dall’alto. Nessuna delle torri è visitabile, ma esiste un percorso a piedi che collega la Grotta delle Capre a torre Fico e, da qui al porto turistico di San felice Circeo. Per ulteriori informazioni rivolgersi alla porta del Parco di San Felice Circeo.
Acropoli
Una volta raggiunto il centro storico di San Felice Circeo, si prosegue seguendo la strada che sale verso la località “Le Crocette”. La strada, asfaltata, è piuttosto stretta e con numerose curve, non è adatta a pullman o altri mezzi di grande dimensioni. Nell’arco di circa venti minuti consente di raggiungere un punto panoramico, che, nelle giornate limpide, permette alla vista di spaziare dalle Isole pontine, ai laghi, alla pianura. Nei pressi del punto panoramico sono visibili delle possenti mura in opera poligonale, composte da immensi massicci incastrati senza uso di malta,che sembra costituissero la cinta muraria dell’antica Circe. Diversi sentieri pedonali consentono di visitare l’area, spingendosi, volendo, fino ai piedi del promontori, sul versante opposto rispetto a quello da cui si è saliti. La visita è libera e gratuita; non occorre prenotare. Per informazioni ci si può rivolgere alla Porta del parco o al centro storico di San Felice.
Grotta delle Capre
La Grotta delle Capre mostra evidenti tracce di organismi marini che indicano un livello del mare più alto di circa nove metri rispetto a quello attuale. E’ visitabile, accendendovi via terra con un apposito sentiero, contattando gli Uffici presso il Parco della Soprintendenza Archeologica, la Compagnia del Parco o del Museo .Per informazioni ci si può rivolgere anche alla Porta del Parco di San Felice Circeo.
Guattari
Un discorso a parte meritano due delle cavità presenti nel Parco. Si tratta infatti di quelle a cui più facilmente si può accedere da terra, e rappresentano inoltre, due località estremamente significative dal punto di vista paleontologo ed antropologico: la Grotta delle Capre e la Grotta Guattari. In quest’ultima, situata nel giardino dell’Hotel Neanderthal, nel 1939 venne ritrovato nel giardino un cranio di epoca preistorica, attribuito all’ Uomo di Neanderthal. E’ visitabile, contattando gli uffici presso il Parco della Soprintendenza Archeologica, la Compagnia del Parco o del Museo del mare e della Costa di Sabaudia. Per informazioni ci si può rivolgere, anche , alla Porta del Parco di San Felice Circeo.
Fogliano
Il piccolo Borgo di Fogliano, che si affaccia sulla sponda orientale dell’omonimo lago, rappresenta uno dei pochi centri, nella Pianura Pontina, abitata sin da tempi lontani. Oggi la parte degli edifici sono stati restaurati, ed ospitano strutture ricettive e scientifiche del Parco; altri come la Villa Inglese, la Chiesetta e parte della Villa padronale testimoniano un architettura ed uno stile molto diverso da quello attuale.Nel 1294 il comprensorio di Fogliano entrò a far parte dei beni della famiglia Caetani la quale realizzò l’orto botanico, caratterizzato da specie esotiche come le palme, araucarie ecc.dove è stato realizzato anche un percorso per i non vedenti. L’accesso all’aera è libero
e gratuito, invece l’orto è fruibile solo con guida, per cui è necessaria una prenotazione:Tel. 0773/511385.
La Casarina
Sempre lungo la sponda del lago di Sabaudia si sviluppa un altro complesso archeologico, conosciuto come “la Casarina” o ” I Casarini”. Si tratta probabilmente, dei resti di un convento medioevale, a sua volta realizzato su di un precedente impianto di epoca imperiale, di cui è ancora riconoscibile parte del Ninfeo. Si può visitare l’area solo contattando gli Uffici della Soprintendenza Archeologica per il Lazio presso il Parco. Può essere abbinata alla visita sia quella del lago che alla Villa di Domiziano.
L’Isola di Zannone
L’unico approdo all’isola di Zannone è costituito dall’attracco naturale del “Varo”. Da qui l’Isola, può essere percorsa esclusivamente a piedi, attraverso una rete di sentieri che consentono di raggiungere gli ambienti più significativi. In circa venti minuti, si raggiunge la Casa di Custodia, nei pressi della quale si trovano i ruderi di un antico Monastero Benedettino. Proseguendo, si può scegliere tra due percorsi: dal belvedere retrostante la Casa di Custodia, infatti, seguendo i segni di vernice proseguendo verso Monte Pellegrino, si raggiunge una biforcazione. Un sentiero scende sul versante opposto al Varo, attraversando il bosco fino a raggiungere il Faro di Capo Negro. L’altro sentiero sale fino a Monte Pellegrino, e quindi si dispiega, attraverso il Cavone del Lauro, fino a rientrare sul versante meridionale e di qui di nuovo alla Casa di Custodia. I sentieri non sono particolarmente impegnativi hanno un tempo di percorrenza variabile tra una e due ore, e soprattutto in estate, nei tratti esposti al sole possono risultare faticosi. Si consiglia quindi di munirsi comunque, prima di affrontarli, di acqua e di un abbigliamento idoneo, tenendo conto che sull’isola non esistono punti di ristoro.
Recentemente Zannone, una delle più belle isole dell’arcipelago pontino, è divenuta parte integrante del Parco Nazionale. L’isola, conserva ancora un vasto manto di vegetazione autoctona, quasi del tutto assente nelle altre isole, ed è metà di avifauna varia e interessante. Studiosi di Preistoria hanno segnalato la presenza di schegge e lame di ossidiana prodotte dall’uomo in varie località di Zannone, particolarmente concentrate nella regione occidentale dell’isola, tra i ruderi della Badia medioevale e la Cava del Varo.Le schegge sono più frequenti sullo spazio pianeggiante dinanzi ai ruderi (quota 119) e si può presumere che l’abitato preistorico sorgesse nello stesso luogo, in cui nel 1213 fu costruita l’abbazia di S.Maria. Un’altra zona, altrettanto ricca di di ossidante, si trova nella regione centrale dell’isola, ad occidente di quota 159. Non risultano ritrovamenti di ceramiche preistoriche associate al nero vetro vulcanico, pertanto non è facile correlare i ritrovamenti di Zannone a un momento culturale definito.Poiché nella vicina isola Palmorola è presente un giacimento di ossidiana, alcuni Autori ritengono che i commercianti preistorici di questo vetro vulcanico si fermassero a Zannone, provenienti da Palmarola, per rifornirsi di acqua e forse per iniziare lo sgrossamento della materia che veniva trasportata in continente. La diffusione di ossidiana nelle stazioni preistoriche di superficie localizzate nel territorio del Parco , (Torre Paola, Casarini.) ci conferma il grande valore che essa dovette assumere a partire da Neolitico fino all’Età dei Metalli. Infatti l’ossidiana non è presente nelle stazioni preistoriche riferibili alle culture paleolitiche. Ciò può essere messo in relazione al fatto che non risultano nell’Italia continentale giacimenti di ossidiana nella compattezza tale da consentire a fabbricazione di utensili, soltanto popolazioni in possesso di una evoluta scienza della navigazione, potevano raggiungere le rare località insulari in cui essa è presente. Poiché nell’aria tirrenica l’ossidiana si reperisce soltanto in Sardegna, a Lipari, a Pantelleria e a Palmarola, gli antichi navigatori stanziati alle falde del M.Circeo si dirigevano ovviamente , come le analisi geo-chimiche ci hanno confermato su quest’isola affrontando una traversata di 20 miglia.