La passerella che chiude la settimana della moda di New York è stata tutta di Marc Jacobs vista l’assenza di Calvin Klein che si è preso un periodo di “transizione creativa” in seguito al recente arrivo di Raf Simons come capo creativo del marchio. Ha trionfato il colore, spalmato dalla testa ai piedi fino a diventare quasi un total look con effetti psichedelici anni 90 rivisitati in chiave cyberpunk. Più delle gonne da Lolita grunge, più delle maxi zeppe portate con calze a contrasto con richiami al mood dance dei Deee-Lite, più dei cappotti futuristici in trama d’argento hanno colpito le acconciature dread arcobaleno su volti caucasici. L’assenza di modelle afroamericane è stata commentata in rete come un’appropriazione indebita di modelli culturali. Dreadlocks e treccine, seppure presi in prestito da varie correnti culturali, restano un importante simbolo di orgoglio nero, restio a contaminazioni modaiole.
L’hair stylist Guido Palau ha detto di essersi ispirato alla regista transgender Lana Wachowski, ideatrice con la sorella anche lei transgender della saga di Matrix, e, in generale allo stile rave, acid house, alle ragazze Harajuku di Tokyo, un po’ Marylin, un po’ Boy George. Una curiosità: i dread realizzati in lana sono stati “acquistati in rete”. Palau ha scovato su Internet una donna che li vendeva sul sito Etsy, regno dell’handmade, e ne ha commissionati a decine, in trecento sfumature diverse di colore, così da coordinarli con l’intera collezione.
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