pontinia

“L’autobus di Stalin” al Teatro Fellini di Pontinia


Il saggio di Antonio Pennacchi nella sua trasposizione teatrale andrà in
scena nello storica struttura pontina il 19 e il 20 novembre alle ore
20.45 interpretato da Clemente Pernarella

L’Autobus di Stalin è il titolo di un breve saggio che Antonio Pennacchi
scrisse nel dicembre del 2004 per un numero della rivista Limes dedicato
alla Russia.

Lo scritto, che suona nel sottotitolo come un “appunti per
un ELOGIUM” ha a tutti gli effetti i toni di una apologia del dittatore
Sovietico e, ovviamente, non manca di suscitare clamore e polemiche.

L’idea di ampliare il testo immaginandone una trasposizione teatrale,
elaborandolo in chiave saggistico-drammaturgica, è di poco successiva
all’uscita su Limes.

Il presupposto di fondo è che l’iperbole dialettica
che sottende alle tesi espresse nello scritto possa avere un fondamento
qualora l’analisi sia spostata sul piano etico, intendendo per ethos una
partecipazione umana al caso storico partecipata e giustificata dal
contesto in cui si manifesta il comportamento esposto.

Nella logica dell’operazione il testo collocandosi del palcoscenico
aggiunge la dimensione del pathos obbligando l’analisi dei presupposti
tematici a vacillare fino allo spaesamento e al riconoscimento della
necessita di nuove e diverse categorie di indagine storica, “una nuova
teoria della storia”, e di sistemi politici.

Non è solo la scomparsa
dell’autore il motivo del ritorno al testo. Per quanto Pennacchi abbia
inciso come nessun altro sulla storia del territorio pontino tuttavia
le considerazioni che hanno portato a ritenere opportuna e necessaria
l’operazione hanno una dimensione che prescinde le logiche localistiche.


Tutta l’opera di Pennacchi per ammissione dello stesso autore poggia su
radici assolutamente biografiche che, come accade solo per i grandi
autori, divengono elementi universali del racconto e del dramma.

Nel caso dell’Autobus pesano il sentimento di appartenenza al
proletariato e alle istanze ancora vive delle classi sociali più
svantaggiate, il passato da operaio e la strenua difesa dei valori
collettivi naufragati, dal punto di vista ideologico, con la caduta del
muro di Berlino.

Certamente, in questo scritto come nel resto della sua
opera, la sensibilità nei confronti di alcuni temi si acuisce
attraversando il processo mitopoietico che l’autore mette in atto
ponendo il territorio della provincia di Latina al centro del sistema di
analisi e narrazione.

La migrazione indotta dallo sviluppo economico, la
nascita di una comunità senza presupposto storico e culturale, il
concetto di collettività, da elementi biografici divengono nell’”Autobus
di Stalin” cardini del processo logico, categorie appunto universali.

Lo spettacolo “L’autobus di Stalin” è uno dei primi frutti della
collaborazione tra Antonio Pennacchi e l’attore e regista Clemente
Pernarella che nel tempo ha visto nascere due diversi studi per una
messa inscena di “Canale Mussolini” il romanzo vincitore nel 2010 del
Premio Strega, di un cortometraggio “Occhiverdi” tratto da uno dei
racconti della raccolta “Shaw 150” e di una mise en espace di “Camerata
Neandertal”.

La trasposizione teatrale de “L’autobus di Stalin” interpretata e
diretta da Clemente Pernarella andrà in scena al Teatro Fellini di
Pontinia il 19 e il 20 novembre alle ore 20.45.

Per la storica struttura
pontina che fa della identità collettiva uno dei suoi principali
obiettivi, questo appuntamento assume un peso ed una importanza
particolare, per questo motivo a corollario dello spettacolo ci saranno
due iniziative:

“Effetti collaterali” un incontro con il pubblico organizzato presso il
centro di formazione CLAP in Via Don Torello a Latina che si terranno il
17 novembre alle ore 18.30 ( parteciperanno il regista Clemente
Pernarella e Massimiliano Lanzidei editor dell’autore Antonio
Pennacchi);

“L’anteprima giovani” una replica dello spettacolo che si terrà il 18
novembre alle ore 18 dedicata agli under 25, seguirà l’ incontro con
il regista;

Inoltre, la struttura teatrale ha previsto la realizzazione di un
servizio per il pubblico denominato : “Un Bus chiamato Fellini” un
servizio navetta che prevede andata e ritorno dalla città di Latina sino
al Teatro Fellini.

Tutte queste iniziative sono state pensate e realizzate grazie alla
preziosa collaborazione con Anna Eugenia Morini e Stefano Furlan.

Info e prenotazioni 3925407500 / 3292068078 / www.fellinipontinia.it

L’AUTOBUS DI STALIN
Worst Case

di
Antonio Pennacchi
con
Clemente Pernarella
musiche dal vivo
Roberto D’Erme e Massimo Gentile
Regia
Clemente Pernarella
Videoproiezioni
Nicholas Perinelli
Disegno luci
Gianluca Cappelletti
Musiche
Angelo Longo

Note di regia
Durante un viaggio, forse in autobus, nasce la riflessione che,
attraverso l’esame di alcuni casi estremi ( nel linguaggio informatico
worst cases), conduce il protagonista ad un’analisi originalissima di
quella società occidentale a cui tutti noi apparteniamo ed alla quale
troppo facilmente concediamo l’appellativo di “democratica”.

Una sfida
forte e chiara ai luoghi comuni ai pregiudizi politically correct che il
sistema mass-mediologico spesso ci propina, indebolendo inesorabilmente
la nostra capacità di critica e la autonomia di giudizio.

La necessità
di ripensare alcune teorie derivate da un certo revisionismo storico
permea la riflessione circa l’opportunità di una nuova e diversa teoria
della storia. Il testo, nato come una “apologia di Stalin”, procede poi
per derivazione toccando le innumerevoli contraddizioni delle critiche
alla ideologia socialista e al tentativo sovietico del socialismo reale.


Ne nasce una riflessione accorata che diventa di passaggio in passaggio
una disperata ammissione di debolezza e al contempo una veemente
affermazione di potenza. Una analisi lucida delle ragioni di fondo della
lotta di classe e della necessità della fede nelle ideologie
egualitarie.

L’urgenza della trasposizione teatrale risiede nella
profonda umanità del percorso di indagine. Laddove ethos e logos
potrebbero non sostenere la plausibilità della tesi esposta, a tutti gli
effetti estrema, il pathos, categoria assolutamente teatrale, sposta
l’asse dell’analisi e della comprensione riunendo gli opposti e
sovvertendo il piano del discorso.

Disancorata da ogni possibilità
razionale la logica ricompone un quadro etico nuovo, diverso non reale
ma possibile.

Il teatro è la sede primigenia della comunicazione
interpersonale, il luogo del rito sociale per eccellenza dove è
possibile ripensare concetti altrove difficilmente comprensibili. E‟ il
luogo dove all’uomo è dato vedersi e riconoscere i propri difetti così
come le proprie potenzialità.

E quel che fa di un essere umano un essere
umano è la possibilità di interrogarsi sul senso delle proprie azioni, e
qui il punto: la nostra società, occidentale e capitalistica, ha
espresso il proprio giudizio storico si è data le risposte necessarie
per metabolizzare il proprio passato ed affrontare serenamente il
futuro.

Ma siamo certi di essere riusciti a formulare tutte le domande
necessarie a questa operazione? Siamo sicuri del fatto che la storia,
così come è intesa, quella dei manuali, possa esaurire ogni dubbio?


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