Dal 15 novembre al Teatro Tordinona Chiara Bonome e L’importanza di essere Felice


La felicità, aspirazione e necessità originaria e definitiva, caso letterario, culturale e fenomeno sociale, ha sempre avuto un ruolo centrale nella vita dell’uomo, in costante conflitto tra il sogno del suo raggiungimento e la sua impossibilità empirica.

Oscar Wilde, nella sua celebre opera L’importanza di chiamarsi Ernesto, esprime concettualmente uno dei suoi aforismi più celebri: La felicità non consiste nell’avere quello che si desidera, ma nel desiderare quello che si ha. Lo stesso Wilde che fa della felicità un perno di analisi umana e umanistica in tutto il suo operato: non è forse felice il Principe ridotto a statua dilaniata per cercare di diffondere felicità di The Happy Prince? Non tratta della felicità il caso letterario Divagazioni sulla felicità, a lui attribuito? Ecco perché Ernesto, Onesto, Franco, nella messa in scena per la regia di Chiara Bonome, diventa Felice: per una traduzione che rispetti la comicità dell’intreccio e la filosofia wildiana, al passo, costante, con i tempi di una modernità che non dimentica il passato che la costituisce, pur nella consapevolezza di diventare presto costituente di un prossimo futuro.

L’importanza di essere Felice porta in scena il classico inglese rivisitato in chiave moderna, mantenendo la vicenda nella sua viva attualità, mettendo a fuoco la centralità del contrasto tra apparenza ed essenza e sottolineando quanto i confini tra le due componenti dell’uomo siano labili ma determinanti e, spesso, determinate da logiche opinabili ma straordinariamente umane.

Note di Regia
Con l’ambivalenza aggettivo/nome proprio Felice si è voluto rendere nella nostra lingua il difficile calembour inglese Earnest/onest, giocando sul concetto di felicità così vicino a Wilde, approfittando per ricordare, nel rispetto del grande classico, l’importanza della felicità stessa, mantenendo la vicenda della brillante commedia nella sua viva attualità, sottolineata dai rapporti fra i personaggi, dall’ambiguità dei sentimenti e dai conflitti interiori, parti integranti della formazione e maturazione dell’individuo, elemento centrale dell’epoca, e trasponendo le tematiche sociali della upper class dell’epoca vittoriana in quelle della società contemporanea, in
un’iperbolica follia che porta i protagonisti a far ruotare il proprio significato attorno a un significante e i contenuti attorno a una forma, nel gioco di una comunicazione apparentemente superficiale che si rivela, in realtà, lacerante agli occhi di chi guarda.

Dal 15 al 20 novembre – da martedì a sabato ore 21.00 – domenica ore 17.30
Teatro Tordinona – Sala Pirandello (Via degli Acquasparta, 16 – Roma)
Prevendite: i biglietti si acquistano direttamente al botteghino (15 minuti prima dell’inizio dello spettacolo)

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