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Festa della Liberazione, il discorso del Sindaco Coletta


Care concittadine e cari concittadini,

oggi 25 aprile celebriamo il 76° anniversario della Liberazione del nostro Paese. Non possiamo celebrarlo con manifestazioni di piazza ma dobbiamo farlo idealmente e con ancora più forza proprio adesso al termine di un anno in cui abbiamo vissuto l’esperienza della privazione della libertà cui la pandemia ci ha costretti. In questo anno abbiamo tutti toccato con mano l’importanza dei valori della partecipazione, della solidarietà, della tutela dei diritti.

Il Covid è stato per l’Italia e per tutti i Paesi come una guerra. Abbiamo tutti sofferto perdite. Abbiamo tutti una persona cara che non solo ha perso un affetto, ma spesso ha subito la crisi economica e sociale causata dal Covid. Anche a Latina sappiamo bene quanto hanno pesato le chiusure, soprattutto per i lavoratori autonomi, per le imprese e artigiani, per chi stava investendo nel turismo.

Abbiamo resistito più di un anno. La nostra comunità è stata coesa e salda. Adesso rivediamo finalmente la luce. Per me non è un caso che le riaperture coincidano con il giorno della Liberazione. È una nuova libertà che ci meritiamo e che dobbiamo difendere. Con coraggio e responsabilità.

Coraggio e responsabilità, sono stati proprio i valori della lotta partigiana.

Perché la Resistenza è stata una sollevazione popolare nata spontaneamente nelle città, nelle periferie, nelle campagne e sulle montagne, in nome del bisogno di pace, di giustizia e di libertà. Una sollevazione che ha visto impegnati uomini, donne, giovani che hanno sacrificato la loro vita perché, come disse Calamandrei: “Era giunta l’ora di resistere. Era giunta l’ora di essere uomini”.

Perché libertà è partecipazione.

Le leggi razziali del ’38, i rastrellamenti nei ghetti ebraici verso i campi di sterminio, una guerra con milioni di morti tra soldati e civili, l’abolizione del diritto di sciopero, l’illegalità diffusa che trasformarono l’ordinamento giuridico in un regime, uno Stato totalitario e guerrafondaio, una perdita generale della dignità umana.

Venti anni di dittatura e cinque anni di guerra.

Combatterono contro tutto questo, rialzando la testa per ridare dignità all’essere umano. Una dignità che passa per la libertà, l’equità e la giustizia sociale. Perché queste sono le nostre radici e i nostri valori fondanti che sono stati poi sanciti dalla nostra meravigliosa Costituzione. Questi sono gli anticorpi che la lotta partigiana ci ha lasciato.

La lotta partigiana è stato il vaccino contro la brutalità nazi-fascista, contro una malattia che aveva fiaccato il nostro Paese e causato milioni di morti.

Quel vaccino dobbiamo continuamente rivitalizzarlo. Difendere la democrazia e la Costituzione non è una dichiarazione di principio. È una scelta che si concretizza nell’agire, nel rispetto, nella difesa degli ultimi e delle minoranze.

Quel vaccino serve a proteggere le nostre radici. A prendercene cura, ogni giorno. Perché se le radici sono forti, l’albero sarà saldo e i frutti saranno buoni e sani.

La nostra democrazia e la nostra società civile sono il frutto della capacità di scegliere da quale parte stare. E oggi siamo qui, in un momento durissimo della nostra storia, per ricordare questi valori e per ricordare coloro che hanno lottato per affermarli. Perché celebrare la Resistenza significa celebrare la Libertà e la Democrazia e significa saper tutelare questi valori attraverso le scelte che facciamo ogni giorno. Ognuno di noi può trarre dal 25 aprile un proprio personale insegnamento ma il più potente ed il più universale di tutti ci viene ricordato dalle parole della Sen. Liliana Segre, cui la nostra città ha avuto l’onore di conferire di recente la cittadinanza onoraria insieme a Sami Modiano: “L’indifferenza è stata colpevole allora perché non ci si può difendere da chi volta la faccia dall’altra parte, si cerca di difendersi da chi è violento, ma non da chi fa finta di non vederti e di non vedere. Ed è lo stesso pericolo che c’è anche oggi attraverso il razzismo ed altri orrori del mondo”.

Questo è l’insegnamento più importante e l’eredità che ci è stata lasciata il 25 aprile: non possiamo e non dobbiamo voltarci dall’altra parte ogni volta che viene calpestato un diritto. Ogni volta che una persona ha bisogno di una mano per non essere lasciata indietro.

Nessuno deve essere lasciato indietro. L’emergenza Covid tutti i giorni ci fa toccare con mano questa situazione. La comunità di Latina, che mi onoro di rappresentare, proprio durante questa esperienza ha saputo rispondere in modo coeso e solidale nel saper tendere la mano a chi ne aveva bisogno. E deve continuare a farlo perché non dobbiamo voltare la faccia dall’altra parte quando c’è chi ha bisogno di aiuto.

Aiuto agli anziani, più facilmente vittime del virus e della solitudine.

Ai giovani cui va salvaguardato il diritto allo studio, cercando di sostenere quelli più fragili che in questo momento di disagio rischiano di rimanere indietro.

Alle persone che in questo momento sono vittime del Covid e che stanno vivendo questa esperienza nella sofferenza fisica e nell’angoscia. E il nostro grazie va a tutto il personale sanitario per l’impegno, la dedizione e la professionalità con i quali sta assistendo i nostri cittadini.

Alle persone che si trovano in uno stato di povertà e a coloro che sono entrate in uno stato di povertà. E il nostro grazie va alla Croce Rossa, alla Caritas, alla Protezione Civile e a tutte le associazioni di volontariato per lo straordinario supporto che stanno fornendo nella Rete della Solidarietà. Così come voglio ringraziare la Prefettura e le Forze dell’ordine per il grande lavoro che stanno svolgendo per garantire la sicurezza in un momento così difficile e particolare.

Alle persone che vivono una crisi economica e sociale a causa delle difficoltà lavorative.

Alle persone che hanno perso il loro posto di lavoro. Tra queste voglio ricordare che il 98% sono donne e questo ci deve far riflettere sulla necessità di modificare la nostra organizzazione sociale ed economica per colmare il divario di genere.

Lo dobbiamo a Gabriella Degli Esposti, Irma Bandiera, Tina Anselmi, Livia Bianchi, Walchiria Terradura, Rita Rosani, Nilde Iotti e Lidia Menapace che ci ha lasciati nel dicembre scorso, vittima del Covid, e che voglio ricordare come partigiana e poi per il suo successivo impegno politico speso per la tutela dei diritti della donna. Orgogliosamente donne partigiane.

Così come voglio ricordare le 138 vittime del Covid nella nostra città e le 575 vittime nella nostra provincia. Alle loro famiglie va la vicinanza di tutta la comunità di Latina.

La crisi che stiamo vivendo ha purtroppo generato troppa disuguaglianza sociale.

Pietro Gobetti, Giacomo Ulivi, Sandro Pertini il nostro amato Presidente, Antonio Gramsci, Emilio Sereni, i fratelli Cervi, Ferruccio Parri, Luigi Longo insieme alle donne partigiane non avrebbero voluto che accadesse questo.

Così come non l’avrebbero voluto i nostri padri costituenti quando scrissero la Costituzione ponendo al centro la PERSONA con i suoi diritti e doveri nella sua relazione con gli altri e nel contesto civile, sociale ed economico perché è questa l’essenza della democrazia negata invece dalle dittature

Così come non l’avrebbero voluto Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, Ernesto Rossi quando scrissero il Manifesto di Ventotene. Perché l’Unione Europea ci deve rendere ancora più uniti, più forti e solidali.

E l’Europa è la nostra comunità di destino. Proprio il Covid ci ha insegnato questo. Ci si salva e si va avanti quando si agisce tutti insieme. Grazie ai fondi del NextGenerationEU avremo davvero la possibilità di rialzarci, di creare nuove opportunità per una nuova ripartenza dell’economia basata sul principio dello sviluppo sostenibile. È un’occasione che non possiamo perdere proprio come fecero i nostri genitori ed i nostri nonni dopo la Liberazione. Proprio ieri il Governo presieduto dal Presidente Draghi ha discusso il piano per l’Italia. Le città saranno centrali nella ricostruzione post pandemia. Latina vuole giocare la sua parte e lo farà. Perché dalle nostre comunità può nascere una nuova Italia, più verde, più digitale, più coesa, più solidale. E resiliente. Perché se l’Italia nel ’45 è stata resistente ora deve essere resiliente. C’è da rimboccarsi le maniche con forza e con fiducia facendo riferimento alla base dei valori piramidali sanciti dalla nostra Costituzione, proprio quella nata dalla Resistenza. Senza lasciare indietro nessuno. D’altronde il Piano si chiama prossima generazione EU. Dobbiamo smettere di pensare al contingente, e finalmente lavorare per le prossime generazioni. Con questo spirito mi sono candidato 5 anni fa ed è per me un grande onore indossare questa fascia tricolore in questo giorno ed in questo momento della storia. Lavorare a una nuova Latina, con lo sguardo rivolto al futuro, contro chi voleva ancora tenerla legata a dinamiche antiche, illegali e clientelari.

Questo è per me il 25 aprile. Non un giorno da celebrare retoricamente. Ma una data in cui riaffermare principi e cercare di concretizzarli nella azione di amministratore pubblico. Perché questo è scritto nella Costituzione. Con disciplina e onore. Questa è la storia che ci appartiene e che ci rende orgogliosi di essere italiani, cittadini europei e del mondo.

Perché come canta De Gregori, “la storia siamo noi, padri e figli. Siamo noi, bella ciao, che partiamo. La storia non ha nascondigli. La storia non passa la mano. La storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano”.

Viva la Resistenza, viva la Costituzione, viva la Repubblica Italiana!


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