Parco Nazionale del Circeo – Progetto Anfibi


L’Ente Parco Nazionale del Circeo, attraverso l’affidamento del servizio di «Individuazione e monitoraggio degli anfibi nel Parco del Circeo e azioni di miglioramento degli habitat naturali», ha voluto perseguire le seguenti finalità principali:

-l’analisi genetica delle popolazioni;

-l’aggiornamento della distribuzione delle specie all’interno del Parco Nazionale del Circeo;

-l’ottenimento di stime di densità per alcune popolazioni specifiche;

-l’individuazione di eventuali criticità emerse durante i campionamenti

-le specie alloctone nel Parco;

-la realizzazione di azioni sperimentali volte al miglioramento degli habitat delle specie oggetto di studio, alla luce delle criticità individuate.

L’azione di monitoraggio si è concentrata sulle specie Lissotriton vulgaris, Triturus carnifex, Rana dalmatina, Rana italica, Pelophylax lessonae, Pelophylax sinkl. esculentus, Bufo bufo, Bufo viridis, Bufo balearicus e Hyla intermedia con particolare riguardo all’eventuale individuazione di Salamandrina perspicillata e Bombina pachypus.

ANALISI GENETICA DELLE POPOLAZIONI –  Il Progetto “Monitoraggio delle specie di ambiente umido / acquatico” ha tra i suoi obiettivi il rilevamento del patogeno Batrachochytrium dendrobatidis (Bd) responsabile dell’insorgenza della chitridiomicosi, una malattia largamente implicata nel declino globale degli anfibi.

A tale scopo sono stati effettuati prelievi tramite tamponi su 4 specie di anuri: Bufo bufo, Bufo balearicus, Rana dalmatina Pelophylax sinkl. esculentus. Tra gli individui campionati sono stati riscontrati segni di ulcerazioni agli arti compatibili con una infezione da Bd solo nel sito Piscina del Carpino su un individuo di Rana dalmatina e su uno di Pelophylax lessonae. Cinque tamponi per analisi genetiche sono stati inoltre prelevati su altrettanti individui di gambero della Louisiana (Procambarus clarkii) specie alloctona, nota per essere potenziale vettore di Bd.

AGGIORNAMENTO DELLA DISTRIBUZIONE DELLE SPECIE ALL’INTERNO DEL PARCO NAZIONALE DEL CIRCEO – Sulla distribuzione degli Anfibi nel PNC finora esistevano solo dati sporadici con poche località riportate (es. Bruno, 1973; 1981), con segnalazioni spesso non ritenute affidabili (cfr. Bologna et al., 2000).

Sono stati considerate le segnalazioni di presenza relative al periodo 1981-2015. La data del 1981 non è casuale, ma coincide con le prima pubblicazione sistematica sul territorio effettuate da Bruno (1981). Si è in ogni caso ritenuto opportuno distinguere i dati bibliografici da quelli inediti raccolti durante le attività di monitoraggio effettuate nel corso dell’Azione di Sistema. Pertanto le segnalazioni sono state distinte in “Dati storici”, ovvero bibliografici, e in “Dati originali”, ovvero afferenti al progetto.

Per la raccolta dati sul campo si è proceduto attraverso una fase preparatoria e una esecutiva. Si è tentato di individuare zone particolarmente ricche in dati pregressi e altre aree che, al contrario, erano carenti di segnalazioni. In tal modo si sono poi indagate maggiormente le aree che risultavano estremamente povere di dati.

Le varie fasi della raccolta dei dati originali sono state le seguenti: analisi preliminare della cartografia, ricerca sul campo e georeferenziamento dei siti.

La ricerca è stata effettuata tramite:

-individuazione degli individui a vista

-riconoscimento del canto degli anuri

-retinatura in siti acquatici

-determinazione specifica degli individui trovati morti a causa di schiacciamento da veicoli lungo le strade

Salamandrina perspicillata (Salamandrina dagli occhiali settentrionale) – La salamandrina dagli occhiali è segnalata storicamente nel Parco nelle seguenti tre località: Fonte di Locullo, Fosso di Capo d’Omo, Fosso di Zepparo (Bruno).

Le tre località in cui Bruno (1981) segnala la presenza di Salamandrina perspicillata, non vengono attualmente ritenute attendibili.

La zona probabilmente in passato maggiormente idonea alla presenza della salamandrina nel parco era la sorgente Mezzomonte, in ambiente di lecceta, attualmente priva di deflusso superficiale per la totale captazione della sorgente.

La presente ricerca non ha rilevato la presenza della specie nell’area del Parco Nazionale del Circeo né ambienti idonei.

Triturus carnifex (Tritone crestato italiano) – Nel Parco il tritone crestato italiano appare diffuso maggiormente nella porzione di foresta igrofila (ambiente umido) del PNC (dati originali) e nel settore più meridionale (dati bibliografici), eccetto che nel Promontorio del Circeo.

Nel Parco la specie frequenta le piscine presenti nella foresta demaniale, stagni artificiali e canali. Il sito più settentrionale è costituito dal laghetto artificiale “Rewetland” nell’area di Fogliano.

Lissotriton vulgaris (tritone comune) – Nel Parco la specie frequenta ampiamente le piscine presenti nella foresta demaniale, stagni artificiali e canali.. Il sito più settentrionale è costituito dal laghetto artificiale “Rewetland” nell’area di Fogliano ma la specie è particolarmente abbondante negli ambienti della ambiente di foresta demaniale (dati originali) e ai bordi dell’entroterra del lago di Paola.

Bombina pachypus (ululone appenninico) – L’ululone appenninico era segnalato storicamente (come Bombina variegata) per le seguenti località: Fonte di Locullo, Foresta demaniale, Braccio della Bagnara (Bruno, 1981). Successive ricerche tuttavia non hanno portato alla conferma della presenza di queste specie nell’area in esame (cfr. ad es. Carpaneto, 1986; Cinquegranelli et al., 2015). Le tre località e l’ampia area in cui Bruno segnala la presenza di Bombina pachypus non vengono attualmente ritenute attendibili. La presente ricerca non ha rilevato la presenza della specie nell’area del PNC.

Bufo balearicus (rospo smeraldino appenninico) – Specie endemica prettamente termofila di cui Carpaneto (1986) cita genericamente la diffusione su “dune costiere, macchia bassa e dintorni dei laghi”. La presente ricerca ha confermato tale distribuzione ma ha individuato anche siti riproduttivi nell’area urbana di Sabaudia.

Nel Parco gli habitat acquatici riproduttivi sono in linea con quanto noto per la specie a livello nazionale e questo rospo frequenta tutti gli ambienti acquatici idonei presenti ad eccezione delle Piscine della foresta demaniale.

Bufo bufo (rospo comune) – Il rospo comune viene considerato come ampiamente diffuso in tutti gli ambienti del parco, inclusa la foresta planiziale. Di estremo rilievo la presenza di siti riproduttivi sul versante meridionale del Promontorio del Circeo, costituiti da antiche e ampie vasche in pietra. Nel Parco sembra assente solo dai laghi (probabilmente per l’elevata salinità) ed, inoltre, non è stato rilevato nella porzione meridionale della foresta demaniale, ma è verosimile che possa trattarsi di un difetto di ricerca.

Hyla intermedia (raganella italiana) – Nel Parco, la raganella italiana viene segnalata da Carpaneto (1986) come frequente nella foresta planiziale e nei dintorni del laghi costieri. La presente ricerca ha confermato tale distribuzione, ma fornisce un rilevante sito riproduttivo sul versante meridionale (Quarto caldo) del Promontorio del Circeo, costituito da una antica vasca in pietra di grandi dimensioni.

Pelophylax esculentus (rana verde) e P. lessonae (rana verde minore) – La rana verde viene citata come presente in tutti gli habitat di acqua dolce del Parco. La presente ricerca ha confermato una distribuzione capillare e ubiquitaria, caratterizzandola quale la specie di anfibio maggiormente diffusa nel Parco. Rispetto ai dati noti in letteratura la presente ricerca ha aumentato di circa 6 volte il numero di località note di presenza della specie. La plasticità ecologica delle rane verdi è confermata dalla frequentazione di quasi tutte le tipologie di ambienti disponibili, inclusi alcuni ad elevata salinità ed in ambiente urbano.

Rana dalmatina (rana agile) – Nel Parco la rana dalmatina era segnalata storicamente per la foresta demaniale e per la Riserva integrale Rovine di Circe (Carpaneto, 1986). La presente ricerca ha confermato tale distribuzione delineando una presenza maggiore della specie nel settore settentrionale della foresta demaniale. Le esigenze ecologiche tipiche della specie sono grandemente rispecchiate nella frequentazione degli ambienti acquatici del Parco dove le piscine e i prati allagati della foresta demaniale costituiscono l’habitat elettivo della specie in questo territorio.

Rana italica (rana appenninica) – La Rana appenninica è un endemita dell’Italia peninsulare. I dati disponibili (Bruno, 1981, cfr. anche Audio 2009) identificano questa specie nella “foresta planiziaria” e nelle aree prossime al lago di Paola ma non hanno ricevuto mai ulteriori conferme da altri autori (cfr. ad es. Carpaneto, 1986, Cinquegranelli et al., 2015). Anche la presente ricerca non ha rilevato la presenza della specie nell’area del Parco. La zona probabilmente in passato maggiormente idonea alla presenza della Rana italica nel Parco era la sorgente Mezzomonte, in ambiente di lecceta, attualmente priva di deflusso superficiale per la totale captazione della sorgente. Tale ambiente è lo stesso ipotizzato come idoneo per la Salamandrina, essendo le due specie spesso sintoniche per analoghe esigenze ecologiche.

QUADRO COMPLESSIVO DI AGGIORNAMENTO DELLA DISTRIBUZIONE DEGLI ANFIBI NEL PARCO – La distribuzione complessiva degli Anfibi del Parco interessa un numero complessivo di 207 siti di presenza (145 inediti e 62 bibliografici).

I siti sono più che raddoppiati, i maggiori incrementi sono relativi a Bufo bufo, Bufo balearicus, Hyla intermedia, Rana dalmatina e Pelophylax sinkl. esculentus. La presenza di Salamandrina perspicillata, Bombina pachypus e Rana italica, riportate in letteratura, viene attualmente considerata come una segnalazione errata e pertanto non si rileva alcun incremento di segnalazioni.

Le specie per cui il ritrovamento di nuovi siti ha pesato maggiormente nell’ampliarne la distribuzione, sono proprio quelle che, sia bibliograficamente che in base ai nuovi dati, risultavano meno diffuse nel Parco. Ovvero l’ampliamento di conoscenza distributiva (aumento della copertura sul territorio) è stata più marcato per le specie più rare nel territorio del Parco.

LE SPECIE ALLOCTONE NEL PARCO, LE MINACCE PER GLI ANFIBI E CENNI A STRATEGIE DI CONSERVAZIONE –  Le progressive invasioni di specie alloctone costituiscono attualmente una delle principali emergenze ambientali e sono considerate dalla comunità scientifica internazionale la seconda causa di perdita di biodiversità a scala globale.

Nel parco sono presenti 5 specie che incidono o possono incidere in misura differente sulle popolazioni di anfibi autoctone: i pesci Gambusia affinis, Lepomis gibbosus e Carassius auratus, il gambero rosso della Louisiana Procambarus clarkii e la testuggine palustre americana Trachemys scripta. Le specie sicuramente più diffuse e anche più pericolose per le popolazioni di anfibi sono Procambarus clarkii e Gambusia affinis, il primo penetrato anche in foresta demaniale.

L’eradicazione delle citate specie aliene dal parco, tutte fortemente legate all’acqua, in una territorio densamente attraversato da un reticolo idrografico ampiamente interconesso anche con l’esterno dove le specie aliene sono altrettanto presenti (tutta la pianura pontina), richiederebbe un investimento enorme e dai risultati scarsamente duraturi. In particolare l’eradicazione del gambero alloctono, che riesce a passare tra raccolte d’acqua anche non connesse tra loro, data la capacità di resistere alla siccità e di percorrere notevoli distanze al suolo, è estremamente difficile.

Trachemys scripta (tartaruga palustre americana) – Rispetto alle testuggini palustri autoctone ha una efficienza predatoria significativamente maggiore sulle larve degli anfibi. Nel Parco è stata rilevata con continuità soprattutto nel settore settentrionale. Sembra potersi escludere per ora la sua presenza nella foresta demaniale mentre la mancanza di segnalazioni nell’intorno del lago di Paola sono verosimilmente dovute a mancanza di ricerche mirate.

Carassius auratus (pesce rosso) – Il “pesce rosso” viene generalmente liberato a fini estetici all’interno di vasche e laghetti artificiali ma anche, sempre più spesso, in ambiente rurale. Carassius auratus può incidere fortemente sulle popolazioni di anfibi sia mediante predazione a stadi vitali diversi (es. uova, larve, adulti) sia condizionandone il comportamento riproduttivo. La specie è diffusa capillarmente nelle acque del parco, non è segnalata per le acque della foresta demaniale, probabilmente a causa del loro idroperiodo stagionale. Tuttavia quando non infestante demograficamente sembra che permetta un equilibrio con anfibi autoctoni.

Lepomis gibbosus (persico sole) – Il persico sole è un perciforme originario degli Stati Uniti ed è stato importato in Italia a partire dal 1887. Lepomis gibbosus, per le dimensioni ridotte, sembra predare raramente gli anfibi adulti ma spesso ne mangia le uova e le larve. Agli adulti può comunque provocare gravi lesioni. Nel Parco è stato rilevato in numerosi canali e in una vasca artificiale su Quarto Caldo del promontorio del Circeo. L’alta connessione tra le aste idriche suggerisce che la sua distribuzione sia in realtà molto più ampia.

Gambusia sp. – Questo piccolo Poecilidae, viene “disseminato” volontariamente nei corsi d’acqua sia naturali che artificiali, in quanto ritenuto deterrente al proliferare di zanzare tramite la predazione sulle larve, effetto probabilmente sovrastimato poiché in molti dei paesi in cui è stato introdotto a questo scopo non ha influito significativamente sul controllo delle zanzare, o comunque non più efficacemente rispetto all’azione delle presenti specie autoctone. Al contrario l’introduzione della gambusia, ormai divenuto il pesce d’acqua dolce più diffuso nei paesi a clima temperato e tropicale, ha portato gravi danni alla fauna acquatica locale. È ampiamente dimostrato che l’introduzione della gambusia deprime fortemente tutte le popolazioni di anfibi. I siti di ritrovamento nel Parco ne indicano una presenza piuttosto diffusa, l’alta connessione tra le aste idriche ne favorisce la diffusione capillare. La specie sembra assente dalle piscine e canali della foresta demaniale probabilmente perché a regime stagionale.

Procambarus clarkii (gambero rosso della Louisiana) – Il gambero rosso della Louisiana può efficacemente predare le larve di diverse specie di anfibi europei e la sua presenza può escludere gli anfibi da aree riproduttive potenzialmente idonei. Può estinguere del tutto localmente molte specie di anfibi. Inoltre è vettore dl patogeno Batrachochytrium dendrobates in grado di deprimere o portare all’estinzione popolazioni di anfibi. Nel parco risulta la specie aliena con più segnalazioni, è l’unica specie aliena segnalata all’interno della foresta demaniale, minacciando le popolazioni presenti di Rana dalmatina, Triturus carnifex e Lissotriton italicus che appaino ivi concentrate e, nel caso della rana dalmatina, sostanzialmente confinate a questa porzione del parco.

L’Ente Parco sta portando avanti alcuni INTERVENTI DI CONSERVAZIONE IN SITI SPECIFICI.

SORGENTE E POZZA IN LOC. CARPINO (FORESTA DEMANIALE) – vs Gambero rosso della Louisiana

Nella porzione più occidentale della foresta demaniale, lungo la sterrata che passa per Piscina del Carpino in direzione di Cerasella, sulla destra a lato strada, vi è una pozza ovale con sorgente stagionale (circa 12m x 5m). In tale pozza si riproducono Lissotriton vulgaris, Pelophylax sinkl. esculentus, ed è stata riscontrata la presenza in di Rana dalmatina e Bufo bufo senza accertarne però attività riproduttiva. La pozza è invasa dal gambero alloctono Procambarus clarkii estremamente pericoloso per gli anfibi sia per gli effetti che per la sua invasività e difficoltà di eradicazione. Anuri con lesioni compatibili con infezione da Batrachochytrium dendrobates di cui il gambero è noto vettore sono stati osservati in questo sito e sono stati effettuati prelievi per testare la positività al chitridio.

Una priorità di conservazione è sicuramente la tutela della foresta demaniale dalla espansione di Procambarus clarkii, finora rintracciato in una sola stazione (marginale) all’interno della foresta. È verosimile dunque che la sua penetrazione in foresta sia nelle fasi iniziali. E’ possibile prevedere, a seconda delle opportunità, diversi interventi atti a evitare l’espansione della specie all’interno della

VASCA IN LOCALITÁ QUARTO CALDO – vs persico sole

Presso una ampia vasca artificiale (30 m x 5 m, profondità circa 2 m) sita in località Quarto caldo.

Intervento di conservazione:

L’eradicazione di Lepomis gibbosus dalla vasca la renderebbe disponibile per la riproduzione degli anfibi in una zona particolarmente povera di siti acquatici, le potenzialità maggiori di colonizzazione sono per Bufo bufo, Pelophylax sinkl. esculentus, Hyla intermedia, che si riproducono a 1.6 km di distanza e che hanno grandi capacità dispersive. Inoltre il rospo comune è già presente sebbene non si riproduce.

L’eradicazione dal sito è un intervento relativamente semplice e dal risultato certo in quanto la vasca non è in connessione con altri siti acquatici da cui può venire una successiva reinvasione del persico. L’Ente Parco, valutando che l’area in oggetto è un sistema chiuso e di relative modeste dimensioni, ha provveduto allo svuotamento (in periodo tardo autunnale) della vasca e a effettuare successive controlli al fine di verificare la presenza degli anfibi e l’assenza di tali pesci alloctoni.

STAGNO ARTIFICIALE NELLA SEDE DEL PARCO – vs gambusia

Nel prato della sede del Parco Nazionale del Circeo è stato costruito uno stagno artificiale dalla forma irregolare, in cui sono stati immesse gambusie che hanno raggiunto elevate densità. L’unica specie riproduttiva di anfibio presente è la rana verde (Pelophylax sinkl. esculentus) con una popolazione riproduttiva stimata di 60 individui.

Nelle vicinanze si riproducono altre specie di anfibi, tutti potenziali colonizzatori dello stagno che, probabilmente a causa della elevata densità di gambusie e dell’assenza di rifugi terrestri nelle vicinanze dello stagno, invece tendono ad evitare. La specie che risente di più al presenza della gambusia tra quelle citate è sicuramente il tritone punteggiato.

Interventi di conservazione:

– Eradicazione di Gambusia sp. L’eradicazione di Gambusia sp. dallo stagno lo renderebbe disponibile per la riproduzione di altre specie di anfibi che facilmente colonizzerebbero perché esistono siti riproduttivi nelle vicinanze: Bufo bufo (91 m in linea d’aria), Lissotriton vulgaris (109 m), Bufo viridis (520 m) ed è stata rilevata la presenza di Hyla intermedia (100 m ma non la stazione riproduttiva). L’Ente Parco sta provando a rimuovere le gambusie con retino (liberandole in ambienti controllati) ma poi dovrà valutare la realizzazione nel periodo tardo autunnale di un prosciugamento momentaneo dello stagno necessario per evitare che sopravvivano gli avannotti e riprenda il ciclo riproduttivo dopo breve.

– Creazione di rifugi terrestri. Per migliorare ulteriormente l’habitat l’Ente Parco ha disposto attorno al laghetto (entro 5-7 m di distanza dai bordi), sul prato, delle cataste di massi a secco (pietraie) di diversa pezzatura, che se ben sistemate sono anche gradevoli esteticamente. Questo per fornire un notevole rifugio terrestre agli anfibi che intendano colonizzare lo stagno. Inoltre sono state fatte realizzare e apposte delle tabelle informative.

VASCA DELL’INFO POINT, VIA CARLO ALBERTO, SABAUDIA

Nella vasca artificiale dell’Info Point del Comune di Sabaudia, in via Carlo Alberto angolo via del Parco Nazionale, si riproducono Bufo balearicus, Pelophylax sinkl. esculentus. La vasca è circondata sulle sponde o da pareti verticali lisce, talvolta con con bordi sporgenti verso l’interno (lati Nord, Est e Sud-Est) e da una bassa siepe sporgente sull’acqua (lato ovest). Nell’intorno un prato all’inglese con sentieri e radi cespugli e un’area pianeggiante non coltivata (lato , con terreno sciolto).

Interventi di conservazione:

– Messa in posa di rifugi. Una delle vulnerabilità del sito è sicuramente la scarsità di rifugi, attualmente costituiti unicamente dalla siepe e da alcuni pavimenti in legno con assi (alcune assi sono rotte in alcuni punti e dunque permettono agli animali di rifugiarsi nella parte sottostante). Si propone pertanto di installare un certo numero di cumuli di pietra, anche in parte vegetati, che anche esteticamente possono essere gradevoli, purché lascino interstizi sufficienti al rifugio degli anfibi. Pertanto dovranno essere costituiti da elementi di pezzatura mista, variabile dai 30 ai 70 cm (asse maggiore).

– Mantenimento della siepe. È prioritario il mantenimento della siepe che borda la vasca costituendo attualmente un sito rifugio molto utilizzato da rane e rospi.

– Creazione di rampe di risalita. La vasca ha pareti verticali lisce e bordate verso l’interno. I bordi sporgenti verso l’interno nei siti acquatici artificiali costituiscono tra le strutture più limitanti per quanto riguarda la possibilità di uscita dall’acqua degli anfibi. Infatti dopo aver risalito le pareti verticali, gli animali si trovano di fronte ad un ostacolo di estrema difficoltà. Sarebbe tuttavia opportuno creare almeno 3 rampe di risalita per favorire l’uscita degli animali in modo da vanificare l’ostacolo dei bordi sporgenti.

GLI AMBIENTI ACQUATICI NEL PARCO NAZIONALE DEL CIRCEO.

Gli ambienti acquatici nel Parco Nazionale del Circeo in cui è stata rilevata attività riproduttiva di anfibi sono numerosi. La durata della permanenza di acqua in questi ambienti è detta “idroperiodo”. Inoltre essi possono essere suddivisi in base all’origine in naturali e artificiali (che includono i semi-artificiali) a seconda dell’intervento dell’uomo; in base all’energia idraulica e al ricambio dell’acqua in lentici (acque ferme), lotici (acque correnti) e semi- lentici (acque senza o bassissima energia idraulica ma con un certo ricambio d’acqua non dovuto solo ad eventi meteorici).

AMBIENTI ACQUATICI NATURALI

Ambienti lentici (acque ferme)

Piscine. Piccole depressioni (diametri sull’ordine delle decine di metri), spesso con suolo argilloso, che rappresentano lembi residui delle paludi a foresta igrofila retrodunale, quasi scomparsa dopo le opere di bonifica. Le piscine sono ambienti ad acque lentiche relegate all’interno della Selva del Parco Nazionale del Circeo, alcune riconoscibili tramite toponimi noti (es. P della verdesca, P. Carpino, P. Vetica, P. Sensetta, P. Bagnature etc.) mentre altre non cartografate.

Laghi costieri. A ridosso della duna litoranea si sviluppano quattro laghi costieri, quel che resta delle paludi aperte pre-bonifica (Lago di Fogliano, Lago dei Monaci, Lago di Caprolace, Lago di Paola) e dalle zone circostanti stagionalmente allagate. I laghi sono stagni costieri retrodunale dalle acque salmastre e poco profonde il cui ricambio, attualmente, è regolato da una serie di canali che comunicano con il mare. L’idroperiodo è permanente.

Prati allagati. Sono raccolte d’acqua poco profonde (5-30 cm), generalmente con vegetazione igrofila ma non acquatica, che si creano a seguito di abbondanti precipitazioni, anche in periodo estivo ma in questo caso con idroperiodo di pochi giorni, o più generalmente tra l’autunno e la primavera, variando da un idroperiodo stagionale ad uno semipermanente.

Pozze. Raccolte d’acqua di modeste dimensioni (diametri sull’ordine di qualche metro), talvolta generate dal calpestio e scavo da parte di ungulati (cinghiali, bufale etc.). Hanno aspetto fangoso e sono generalmente prive di vegetazione acquatica. Hanno idroperiodo da stagionale a permanente.

Ambienti lotici (acque correnti) e semi-lentici (con un certo ricambio d’acqua non dovuto solo ad eventi meteorici)

Sorgenti. Esse in genere confluiscono o in un ambiente naturale quale un fosso o torrente o alimentano un ambiente un ambiente artificiale. L’idroperiodo è variabile a seconda della sorgente.

Fossi e torrenti. Impluvi naturali il cui andamento irregolare è presente ormai solo in alcune aree della foresta demaniale (es. Fosso dello Zepparo) mentre esternamente ad essa sono stati regimati e rettificati in canali. L’idroperiodo è semipermanente.

AMBIENTI ACQUATICI ARTIFICIALI

Ambienti lentici (acque ferme) e semi-lentici ((con un certo ricambio d’acqua non dovuto solo ad eventi meteorici)

7. Canali di connessione. Sono canali rettilinei, regimati, in ambiente di selva o agricolo. I canali hanno pendenze estremamente ridotte con scarsissima energia idraulica, pertanto assimilabili ad ambienti lentici. L’idroperiodo è semipermanente e variabile a seconda della piovosità e delle dimensioni e profondità dell’alveo. I canali di maggiore portata, che regolano invece il flusso delle acque in zone agricole o urbane (es. il diversivo Nocchia) hanno idroperiodo permanente.

8. Vasche, fontanili-abbeveratoio. Sono manufatti a scopo di abbeverata del bestiame, con struttura in muratura e pareti verticali. Non molto comuni nel parco, o in alcuni casi appartenenti al patrimonio storico-archeologico del parco. Molti di essi sono in disuso mentre altri conservano una importante funzione di raccolta d’acqua in aree che altrimenti ne sarebbero prive (es. le due vasche in loc. Quarto Caldo, sul Promontorio del Circeo). L’idroperiodo è semipermanente o permanente.

9. Stagni e laghi artificiali. Sono raccolte d’acqua lentica di origine artificiale che imitano le raccolte d’acqua naturali, i due esempi più evidenti sono lo stagno nella sede del Parco e il cosiddetti “laghetti rewetland” nel Borgo di Fogliano.

Sulla base dei dati originali raccolti, le tipologie più rappresentate nel Parco Nazionale del Circeo sono le piscine, le pozze e i canali.

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