Le prime macchie sospette sono già comparse sul volto, sulle gambe, sull’addome. La ‘malattia’ non è ancora conclamata, ma i referti delle analisi parlano chiaro: ai Bronzi di Riace servono controlli più serrati per scongiurare il rischio ‘cancro’ per la lega di cui sono fatti. A eseguire la diagnosi sono stati gli esperti dell’Università del Salento e dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (Iscr) di Roma, che hanno letto il loro ‘bollettino medico’ al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria nell’ambito dell’iniziativa ‘Arte e(‘) scienza’, organizzata per questo weekend in varie città d’Italia dall’Associazione Italiana di Archeometria (AIAr) per illustrare le più avanzate tecniche di indagine scientifica applicate ai beni culturali. Grazie a strumenti portatili, i ricercatori sono riusciti ad analizzare la composizione chimica delle patine depositate sulla superficie eseguendo una vera e propria ‘mappatura dei nei’ che sarà fondamentale per la prevenzione ‘anti-cancro’.
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