bullismo

Suicidio del 13enne di Gragnano. Il parere della psicanalista Adelia Lucattini


Sono sopraffatti dall’aggressività e dalla violenza. La loro mente in crescita e l’emotività che ancora oscilla tra infanzia e adolescenza, non è in grado di far fronte da sola alle aggressioni violente. La mente e inconscio primitivo del ‘branco’ – questo sono i bulli – sopraffà la mente e l’inconscio individuale della vittima se questa non trova un aiuto in chi ha intorno”. E’ quanto afferma la psicoanalisti Adelia Lucattini, in merito alla tragica vicenda di Alessandro, il ragazzo di 13 anni di Gragnano (Napoli), morto cadendo dal quarto piano e che avrebbe deciso di togliersi la vita a causa delle vessazioni di una gang di bulli. “IlCyberbullismo è una piaga sociale che uccide”, spiega.

Il cyberbullismo è la manifestazione in Rete di un fenomeno più ampio e meglio conosciuto come bullismo. Quest’ultimo è caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da un bullo, o un gruppo di bulli, su una vittima. “Oggi la tecnologia consente ai bulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web tramite Internet”, spiega Adelia Lucattini.

Spesso i ragazzi non chiedono aiuto. “Inoltre, soprattutto nei maschi”, prosegue Adelia Lucattini, “può innescarsi un moto di orgoglio mosso dal bisogno di affermarsi sul sé stesso ancora bambino, che li porta a credere che se ne parlano i genitori, questi pensino che “non so difendersi da solo”. Cosa possono fare i genitori? “Innanzitutto, avere sempre un pensiero “protettivo” nei confronti dei figli pur correggendoli se sbagliano”, prosegue Adelia Lucattini, “È importante che i genitori si assumano la responsabilità di indicare cosa è giusto e cosa è sbagliato. Anche gli adulti possono sbagliare ma a qualsiasi errore si può porre rimedio. Bisogna dare fiducia ai figli, ascoltarli e credere loro fino a prova contraria. Sono gli adulti a dover essere forti anche per o figli finché questi non saranno cresciuti e autonomi”.

Infine, qualche piccola precauzione. “Controllare insieme ai figli il loro telefono e mettere il ‘parental control’ fino all’età di legge”, spiega la psicoanalista Lucattini, ma anche “chiedere se va tutto bene anche quando non ci sono particolari segnali di disagio, è un modo per prendersi cura e aprire il discorso”. Inoltre, alle famiglie il compito di coinvolgere i figli “in attività familiari online, come: chat della famiglia e chat con i parenti, giocare insieme ai videogiochi, farsi insegnare dai figli come funzionano i dispositivi elettronici e le applicazioni, avere delle applicazioni condivise di musica, piattaforme digitali di film in modalità famiglia. Dotare i figli di una propria email ‘filiazione’ dell’email di uno dei genitori. Insomma ‘fare gruppo’ in famiglia, la famiglia può opporsi al branco in modo efficace e far così che non ci siano evoluzioni drammatiche della persecuzione dei cyberbulli, fino alla morte dell’aggredito”.

Link dell’intervento video della Dott.ssa Adelia Lucattini 


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